PROCESSO BIO-ON, ASTORRI E CICOGNANI CONDANNATI A 5 ANNI E 2 MESI

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Il 24 luglio del 2019 era stato un video su Youtube a fare crollare il titolo di Bio-on mandando in fumo, in nemmeno due ore, oltre 700 milioni di euro di soldi dei risparmiatori in Borsa. Oggi, 25 novembre, il Tribunale di Bologna ha condannato i due fondatori Marco Astorri (nella foto, ex presidente) e Guy Cicognani (ex vicepresidente) a 5 anni e 2 mesi, e la inabilitazione alla conduzione di imprese per 5 anni.

Condannati, come riporta il Corriere di Bologna, anche l’ex direttore generale (e azionista di rilievo) Vittorio Folla a 4 anni e 4 mesi, l’ex presidente del collegio dei sindaci Gianfranco Capodaglio a 3 anni e 8 mesi,  l’ex consigliere Gianni Lorenzoni a 4 anni, e 3 anni e 6 mesi per per il revisore Gianni Bendandi e per gli ex componenti del collegio dei sindaci Vittorio Agostini e Giuseppe Magni. Assolto il direttore finanziario dell’epoca Pasquale Buonpensiere. 

Il legale di Astorri: ridimensionamento sul piano sanzionatorio

«Ricordo che la procura aveva chiesto 10 anni e che una condanna a 5 anni e 2 mesi di Astorri è di poco superiore alle altre che sono state date a soggetti che normalmente, nei reati di criminalità di impresa, subiscono un trattamento sanzionatorio molto più favorevole», il commento di Tommaso Guerini, legale di Astorri. «Mi pare ci sia un evidente ridimensionamento sul piano sanzionatorio di quelle che erano le tesi sostenute in primo grado – continua Guerini -. Dopodiché se mi chiedete se sono contento, no non lo sono». I nove imputati erano accusati, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta impropria e per distrazione e per tentato ricorso abusivo al credito. Si conclude così il processo di primo grado per il crac della start-up che prometteva di salvare il mondo dalla plastica prima di fallire sotto il peso del report del fondo Quintessential e dell’inchiesta penale della Procura di Bologna. 

Il crollo del titolo in Borsa

Il fondo ribassista guidato da Gabriele Grego aveva accusato la società bolognese di essere «una nuova Parmalat», «un castello di carte» costruito ad arte dal management per arricchirsi ai danni dei risparmiatori. La società con un veicolo finanziario basate alle Cayman aveva scommesso sul crollo del titolo e su quello ha guadagnato, secondo quello che dice Consob, in tutto 964mila euro. Per l’incredibile storia dell’ex Unicorno che valeva 1,3 miliardi a Piazza Affari, l’accusa aveva chiesto e ottenuto condanne molto pesanti di fronte al collegio presieduto dal giudice Domenico Pasquariello con le giudici Valeria Bilici e Gilda Del Borrello. «Mi è venuta in mente l’immagine di un vecchio souvenir. In Campania venivano messi in vendita barattoli molto belli con l’etichetta del Golfo di Napoli. Erano i barattoli dell’aria di Napoli ma, parte il valore estetico, dentro non c’era nulla», aveva detto nella sua requisitoria il procuratore aggiunto, Francesco Caleca.

Le richieste della Procura

«Le pene dovranno considerare chi ha guadagnato su questa gestione criminale e dissennata, chi non ha fatto quello che doveva e chi non ha vigilato», aveva aggiunto il pm Michele Martorelli. L’accusa aveva chiesto condanne da dieci anni per Astorri e Cicognani e per tutta la catena di comando: otto anni per Folla, sei per Capodaglio, cinque anni per Buonpensiere, quattro per Bendandi (per lui, però, è caduta l’accusa relativa alla bancarotta), quattro anni per Lorenzoni, tre anni e sei mesi per Agostini e Magni. Al termine dell’udienza preliminare, come noto, ha patteggiato una pena a un anno e 6 mesi il revisore dei conti di E&Y, Alberto Rosa. Bio-on, dopo il fallimento, è stata rilevata in concordato dalla piemontese Maip per circa 20 milioni. La società che sta provando a ripartire l’impianto di Castel San Pietro ha assunto proprio Astorri in qualità di consulente.

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