“C’è uno squilibrio strutturale nel mercato ortofrutticolo globale che va al di là dell’emergenza climatica di questi giorni. Ci sono Paesi dove c’è un eccesso di produzione e quindi che sprecano, e Paesi dove la popolazione non ha di che sfamarsi. Occorre ragionare per creare un accordo di cooperazione internazionale per superare queste distorsioni del mercato che sono strutturali”.
Così Giacomo Suglia (nella foto), presidente di Apeo, l’Associazione dei produttori e degli esportatori ortofrutticoli, lancia il sasso per una proposta di emendamento alla Pac.
“La Comunità europea ogni anno stanzia fondi – continua Suglia – per aiutare i produttori a smaltire l’invenduto che aumenta sia per questioni politiche, come l’embargo, sia per i grandi flussi di merce importata. Ma avrebbe più senso, anche in un’ottica anti-spreco, che queste misure di sostegno fossero erogate per favorire l’export di prodotto in eccesso verso Paesi che invece, magari, patiscono la carestia sia perché economicamente non sviluppati, come l’Africa, che per questioni di instabilità politica e guerra come alcune destinazioni del Medioriente”.
Sula base di questo ragionamento, Suglia auspica come possibile una proposta, magari nell’ambito della trilateralità Italia-Francia-Spagna già sperimentata per la creazione di un soggetto unico, massa critica compatta, che interloquisca con più forza con le istituzioni europee.
L’idea sarebbe quella di spingere l’Ue a stringere accordi con Paesi terzi che hanno problemi di approvvigionamento alimentare (uno degli aspetti del tema di sicurezza alimentare). Accordi che potrebbero prevedere sia un aiuto economico europeo alle imprese produttrici per favorire l’export sia negoziati politici con i Paesi destinatari per renderli in qualche modo partecipi della cooperazione, magari da un punto di vista logistico.
“Così la globalizzazione – continua Suglia – potrebbe diventare un processo più equo perché impedirebbe che le aziende che funzionano e che realizzano produzioni di qualità non soccombano annegate dall’eccesso di prodotto che non riescono a smaltire perché in Europa c’è troppa concorrenza intra ed extra-comunitaria. Dobbiamo prendere atto che il mercato europeo è ambito da tutti. Da un lato perché garantisce stabilità economica e affidabilità dei suoi operatori e dall’altro anche per una questione di valuta perché l’euro è una moneta richiesta. Ma questo non deve tradursi nella vulnerabilità dei produttori europei”.
Mariangela Latella