RICERCA SULL’UVA, NASCE NUVAUT: DOMANI LA PRESENTAZIONE A BARI

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Nasce Nu.Va.U.T, Nuove Varietà di Uva da Tavola, il primo consorzio italiano di aziende che investe nella ricerca pubblica italiana e in particolare nel settore dell’uva da tavola.

Nu.Va.U.T, a cui aderiscono già 24 aziende di tutt’Italia tra cui Salvi e Peviani, sfrutterà la cornice della fiera del Levante di Bari per presentare ufficialmente l’accordo sottoscritto con il Crea che regola la collaborazione per l’attività di ricerca, sviluppo e miglioramento genetico sull’uva da tavola.

La presentazione è in programma domani mattina, martedì 10 settembre, alle 11 al Padiglione 18 della Fiera, nello spazio della Regione Puglia.

Interverranno all’incontro Salvatore Parlato, presidente del Crea; Giacomo Suglia, amministratore Unico del Consorzio Nu.Va.U.T.; Leonardo Di Gioia, assessore all’Agricoltura della Regione Puglia; Alessandra Pesce, sottosegretaria al ministero dell’Agricoltura e Attilio Romita, giornalista Rai, nella veste di moderatore. Seguirà un talk-show con Agrilinea condotto dal giornalista Sauro Angelini.

L’Uva da Tavola italiana ha una produzione di circa 10 milioni di quintali, occupando il 1° posto in Europa, 3° posto a livello mondiale, dopo Cina e Turchia. Il 60/70% viene prodotto in Puglia, mentre il restante 30/40% viene prodotto in Sicilia.  Con le nuove tecniche di produzioni all’avanguardia è possibile offrire uva fresca 6 mesi all’anno da luglio a dicembre.

Il 1° paese consumatore è la Germania, seguito dall’Italia, e tutta l’area EU, con interessanti invii nella Federazione Russa fino ad agosto 2014 periodo in cui è entrato in vigore l’embargo. Da allora sono stati esplorati nuovi mercati, tra cui il l’Area del Golfo Persico, Arabia Saudita, Emirati Arabi, etc.

La maggior produzione è sempre stata l’uva con seme,  ma da circa 20 anni si sta puntando sulle uve apirene (senza seme),  a causa dei cambiamenti gustativi dei consumatori.

Attualmente la maggiore produzione è di uva tradizionale, cioè con il seme, che riguarda circa il 70/75% del totale, mentre il restante 25/30% è uva apirene. Negli ultimi 10 anni si registra una maggiore propensione ad impiantare uva senza semi: si stima che tra 5/6 anni si raggiungerà il 50%.

Da anni sottolinea Suglia, il CREA ha puntato sulla ricerca di uve nuove con e senza semi, raggiungendo buoni risultati, che non sono sfuggiti alle attenzioni di operatori della produzione e della commercializzazione italiani al punto da creare il Consozio Nu.Va.U.T. che con coraggio e spiccato spirito imprenditoriale ha deciso di avviare trattative andate a buon fine con il CREA per portare le prime 12 nuove varietà nelle proprie aziende di produzione per poter meglio studiare le tecniche di produzione, il tutto con la collaborazione tecnica dei ricercatori del CREA e agronomi delle aziende Nu.Va.U.T.

“Domani viene presentato alla stampa, ai produttori e consumatori e alla politica il primo accordo tra pubblico e privato finalizzato alla ricerca non solo di nuove varietà di uva da tavola, ma  che rappresenta un salto di qualità dell’imprenditoria agricola italiana che decide di investire in ricerca”. (m.l.)

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