Un incendio ha distrutto una impresa di ortofrutta di Loconia, frazione di Canosa di Puglia, nel nord Barese.
Le fiamme, sulla cui natura indagano gli agenti della polizia del locale commissariato, hanno distrutto sia il capannone aziendale sia alcuni dei mezzi parcheggiati all’esterno.
Immediata la vicinanza del sindaco di Canosa Vito Malcangio che ha promesso il suo aiuto. «Esprimo la mia vicinanza e dell’Amministrazione tutta ai titolari dell’azienda Candela per l’incendio che l’ha coinvolta causando danni ingenti. Quanto successo – ha detto il primo cittadino – ci sgomenta ma ciò non fermerà la dedizione e l’impegno con cui l’azienda Candela da anni opera sul territorio. Non lasceremo soli i titolari, gli operai e loro famiglie in questo delicato momento».
L’azienda Candela «aveva recentemente avviato con noi dialoghi relativi all’ampliamento della azienda». «Sono fiducioso nel lavoro delle forze di polizia e della magistratura», aggiunge. «Quanto successo colpisce non solo i titolari della azienda ma anche tutto il personale e l’indotto economico di uno dei principali punti di riferimento in ambito agricolo del nostro territorio», prosegue Malcangio e conclude: «Questo atto vile supporta ancora di più la richiesta che nei giorni scorsi, unitamente agli altri colleghi sindaci, ho rivolto al Prefetto (Rossana Riflesso, ndr) di incrementare il numero degli uomini e donne in divisa nel nostro territorio».
SI INDAGA PER INCENDIO COLPOSO
La procura di Trani indaga per incendio colposo per fare chiarezza sul rogo che la notte scorsa ha distrutto una azienda agricola di Loconia, frazione di Canosa di Puglia nel nord Barese. Al momento si procede contro ignoti e gli agenti del commissariato di polizia di Stato di Canosa, sono a lavoro per compiere accertamenti tecnici e raccogliere elementi utili a stabilire la natura delle fiamme che hanno travolto non solo alcuni dei mezzi parcheggiati all’esterno del complesso aziendale, ma anche parte del capannone. Non è esclusa l’ipotesi dolosa del rogo.
Secondo quanto si apprende, i titolari della azienda non avrebbero ricevuto richieste estorsive ed episodi come quello della scorsa notte non si sarebbero mai verificati prima di ora. L’impresa inoltre, pare non avesse un sistema di videosorveglianza.
Gli investigatori stanno consultando anche la relazione dei vigili del fuoco intervenuti sul posto: sono stati loro a domare le fiamme in qualche ora. I danni sono ingenti e ancora in corso di quantificazione.
LE DICHIARAZIONI
«I nostri concittadini sono preoccupati. I sindaci dei comuni della provincia hanno preso posizione scrivendo una lettera al ministro dell’Interno. Servono più risorse, abbiamo bisogno di più forze dell’ordine per consentire all’attività investigativa di essere messa nelle condizioni di investigare come si deve». Lo dichiara Francesco Ventola, capogruppo in Consiglio regionale di Fratelli di Italia, commentando l’incendio che la scorsa notte ha danneggiato una azienda di ortofrutta di Loconia, frazione di Canosa di Puglia nel nord Barese. Ventola, originario di Canosa, ha effettuato un sopralluogo con esponenti dell’Amministrazione comunale, nell’impresa distrutta dalle fiamme. «È una azienda agricola molto seria che è cresciuta negli anni e che ha un programma di investimenti che noi, come amministrazione comunale, stiamo sostenendo – prosegue Ventola – è stato un duro colpo, soprattutto fatto in maniera ben organizzata perché l’incendio è divampato in diversi punti della azienda quasi per inibire la campagna agricola. Vedere tutto quel prodotto biologico di qualità, che già doveva partire , bruciato dalle fiamme fa male». Il capogruppo annuncia che «a breve avremo visite di esponenti del Governo sul territorio come il viceministro dell’Interno e il presidente della commissione antimafia» e ricorda che «una delle ragioni per cui era nata la Provincia di Barletta – Andria – Trani, era per avere presidi territoriali che potessero garantire maggiore sicurezza». «Avere poliziotti e carabinieri in numero inferiore rispetto a province similari alla nostra, è un prezzo che non possiamo continuare a pagare», conclude.