SCARPELLINI, UN SIMBOLO DELL’ETÀ DELL’ORO DELLA FRUIT VALLEY ROMAGNOLA

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Adesso la Fruit Valley romagnola non è più quella di una volta. Il modello, il sistema, la rete di imprese che hanno insegnato all’Italia intera come si coltiva e come la gestione della filiera ortofrutticola può diventare un business (dal seme al campo, al post raccolta, alla meccanica, al packaging, ai servizi e alla logistica) sono entrati in profonda crisi. Perdita di prodotto, marginalità calante per i produttori, espianto di frutteti, fitopatie e insetti alieni, gli effetti estremi del clima e la concorrenza internazionale della Spagna hanno eroso le fondamenta di quel modello che ha retto fino ai primi anni Duemila. Non a caso la metà del prodotto commercializzato dalle OP regionali oggi si fa al Sud. 

Ebbene, di quel modello Domenico Scarpellini (di cui oggi piangiamo la scomparsa assieme a tutto il mondo dell’ortofrutta regionale e nazionale) è stato uno dei pionieri, un simbolo, un infaticabile animatore/organizzatore, un riferimento organizzativo. Da manager nel mondo dei Consorzi agrari (cui rimarrà per sempre legato) era arrivato al vertice di Cesena Fiera con l’intuizione di fare del Macfrut il salone di riferimento nazionale per il mondo delle macchine/tecnologie per la frutta – che avevano e hanno nella Romagna il loro distretto produttivo prìncipe –  e insieme un momento espositivo per tutta la filiera del fresco, dalle sementi ai gruppi privati e cooperativi dei produttori. 

Intanto l’Italia scopriva Cesena come capitale della frutta e il distretto romagnolo come motore di un export che primeggiava in Europa. Al centro di tutto questo c’era lui, Domenico, romagnolo verace, simpatico e insieme ruvido, grande tessitore di relazioni, che amava rapportarsi direttamente coi giornalisti, senza mediazioni, per chiedere consigli o suggerire temi e argomenti. Con lui Macfrut è cresciuto, poi quando Cesena è diventata troppo piccola (e i problemi del sistema ortofrutta troppo grandi) il passaggio di consegne al suo erede naturale Renzo Piraccini e il trasferimento a Rimini, in una sede più grande e attrezzata, con la Romagna sempre come riferimento produttivo ma con una evoluzione più nazionale e internazionale, più di filiera: dalle sementi all’irrigazione, alla logistica, alla IV Gamma. 

Con la Romagna sempre nel cuore e al centro delle sue passioni (il calcio, il Cesena, l’ippodromo del Savio), ha continuato a lavorare fino al termine di una lunga vita impegnandosi nel Mercato ortofrutticolo, nello IOR (Istituto oncologico romagnolo), nel Rotary e nel Panathlon, e nell’ambito della Diocesi di Cesena-Sarsina. 

Se il tempo e l’uomo sono la misura di tutte le cose, Scarpellini sarà ricordato non solo come un bravo amministratore e persona perbene, ma come il simbolo  “dell’età dell’oro” della Romagna della frutta che adesso resiste in trincea, cercando nuovi orizzonti, nuovi prodotti e nuovi modelli organizzativi e produttivi.

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo e di corriereortofrutticolo.it

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