Le aziende agricole si apprestano ad affrontare una nuova annata agraria, portandosi dietro le gravi difficoltà della precedente, sia in termini di reddito che di liquidità, essenziale per pagare i mutui e fare gli investimenti necessari per i nuovi piani colturali. In questa situazione davvero grave per la maggioranza degli agricoltori del territorio Cia – Agricoltori Italiani Ferrara chiede che venga sospeso il pagamento delle rate dei contributi previdenziali dovuti a novembre e una forte accelerazione, promessa anche dalla ministra Teresa Bellanova, sulla moratoria dei mutui già in essere, che andrebbero prorogati immediatamente.
“Forse non è ancora abbastanza chiaro o evidente allo Stato o alle banche, che la crisi che ha caratterizzato il 2019 è paragonabile a un vero e proprio terremoto di magnitudo 10 – commenta Stefano Calderoni, presidente di Cia – Agricoltori Italiani Ferrara. E durante un’emergenza così grave, la prima cosa che si fa per le persone e le aziende colpite è bloccare i pagamenti dovuti fino a data da destinarsi. Si tratta di misure necessarie perché chi è colpito da eventi imprevedibili e distruttivi rimane letteralmente privo di risorse. Il settore agricolo è esattamente in questa situazione. L’aggravarsi degli attacchi di parassiti e malattie, i fenomeni atmosferici violenti e improvvisi e anche i mercati, che continuano a penalizzare il primario, non sono forse eventi “catastrofici” e imprevedibili? Per questo la nostra associazione chiede due cose, semplici ed essenziali: un accordo immediato con Abi (Associazione Bancaria Italiana) per accelerare la proroga dei mutui e un accesso al credito a tassi agevolati, se non azzerati; la sospensione del pagamento delle rate dovute all’INPS, a partire da quella del 16 novembre”.
“Per le nostre aziende – continua Calderoni – è essenziale che questi due provvedimenti siano rapidissimi, perché devono sopperire alla mancanza quasi totale di reddito del 2019 e consentire loro di pianificare l’annata agraria 2020. Naturalmente non parliamo di investimenti e innovazione, che sarebbero fondamentali per il rilancio del settore, perché in queste condizioni sarà un miracolo se riusciremo a evitare la chiusura delle aziende, soprattutto quelle a vocazione frutticola. Gli agricoltori – conclude il presidente Cia – hanno dalla loro parte la consueta tenacia che ha consentito, nel bene o nel male, di uscire dalle crisi che hanno attraversato il settore negli ultimi anni. Ma questa non è una normale crisi è, appunto, un terremoto. E nessun risparmio accantonato da un agricoltore virtuoso e nessuna forza di volontà incrollabile potrà impedire che le aziende, se lo Stato e gli istituti di credito non interverranno, smettano di produrre le nostre eccellenze conosciute e apprezzate in tutto il mondo”.