di Mirko Aldinucci
Festa grande per i Carota Boys: i super tifosi di Jannick Sinner, il campione altoatesino della racchetta che dopo 48 anni ha riportato in Italia un titolo del Grande Slam, si sono scatenati per celebrare la vittoria di ieri agli Australian Open di Melbourne riunendo 1000 persone in un party.
A vedere la finale contro Medvedev, per inciso, c’erano anche protagonisti del settore ortofrutticolo, come Enzo La Pietra, mentre Marco Rivoira era presente alla semifinale vinta dal campione altoatesino con Novak Djokovic.
Lo zoccolo duro del tifo è composto da Enrico Ponsi, Francesco Gaboardi, Alessandro Dedominici, Alberto Mondino, Lorenzo Ferrato e Gianluca Bertorello, tutti di età tra i 27 e i 29 anni, tutti della provincia di Cuneo.
Ma com’è nato l’appellativo? Il colore dei capelli di Sinner non c’entra: “Tempo fa durante un match, in una pausa tra un game e l’altro, Jannick aveva mangiato una carota invece della classica banana – ha spiegato Alberto Mondino, che nella vita ha una ditta che produce sacchetti di plastica bio – è stato un gesto inusuale diventato virale, così abbiamo deciso di chiamarci così”.
La carota in questi giorni è di gran moda nello sport: per sfottere la Juve e il suo mister, Allegri, dopo la controversa vittoria al Franchi contro la Fiorentina il profilo social ufficiale dell’Inter ha condiviso tutta una serie di carote. Il riferimento è a quanto aveva detto Allegri in conferenza stampa alla vigilia di Juve Empoli (“Noi siamo Sinner, l’Inter è Djokovic”).