Anche in Svizzera, nei campi si continua a lottare contro i ristagni d’acqua, i funghi e la mancanza disole. Gli agricoltori a sud delle Alpi svizzere sono in difficoltà a causa delle precipitazioni che si protraggono da marzo. Il raccolto c’è ma è scarso: rispetto allo scorso anno per zucchine e insalate si registra un -18, per le patate addirittura -30%.
Ne sa qualcosa Adrian Feitknecht dell’azienda Ramello che, oltre a cereali e mais, coltiva sei ettari e mezzo a patate. I suoi campi, come sottolinea in un articolo Rsi.ch, sono invasi dall’erba ma gli ortaggi faticano. Ad oggi ha raccolto gran parte delle patate resistenti, per quelle bio, invece, ha dovuto anticipare di tre settimane, a inizio giugno, altrimenti le avrebbe perse. “A partire dall’acquisto delle sementi – spiega – abbiamo avuto problemi. Io avrei voluto piantare solo varietà resistenti, purtroppo ho trovato solo metà della semente necessaria in varietà resistenti, l’altra metà sensibili… e poi tutta l’acqua. Il fatto di avere delle varietà sensibili quest’anno è stato catastrofico, perché con tutta la pressione di peronospora che c’era abbiamo più o meno un terzo della resa nelle varietà sensibili. Per fortuna che quelle resistenti hanno tenuto bene il colpo e dunque lì si riesce a salvare il salvabile però ha un costo maggiorato soprattutto per la manodopera necessaria per il raccolto. Sempre nel fango, con tanta terra che sale sulla macchina e dunque ci vuole tanta manodopera. Poi, comunque, c’è sempre il rischio di avere del marciume dovuto ai ristagni di acqua”.
Difficoltà che hanno dovuto affrontare tutte le nove aziende che coltivano patate in Ticino. Marco Bassi, che dirige la società commerciale che distribuisce la produzione orticola ticinese (TIOR), sta facendo i conti con delle perdite. “La produzione quest’anno di patate novelle è molto più bassa rispetto agli anni precedenti – dice alla RSI – soprattutto nel confronto con l’anno appena passato, ma nella media degli ultimi dieci anni siamo molto inferiori. Le patate raccolte saranno addirittura il 30% in meno rispetto al 2023. Rispetto alla media degli ultimi dieci anni, invece, la perdita si aggira attorno al 15/20%”. Toccati dalle difficoltà dovute al clima anche gli altri prodotti ortofrutticoli, a partire dalla insalata che si coltiva nei campi da marzo senza risparmiare la coltivazione in serra.
“La meteo che abbiamo quest’anno – riferisce Bassi – continuamente umida, porta problematiche anche all’interno di una serra dove l’umidità che abbiamo rispecchia l’umidità che abbiamo di fuori. Ma i problema è soprattutto la mancanza di sole, che porta a rese molto inferiori e a una qualità che non è l’optimum”. I prezzi delle verdure per ora sono stabili, tendenti al ribasso, anche perché, visto il clima quasi autunnale, il consumo di pomodori e ortaggi di stagione stagna.