La crisi scatenata dalla guerra in Ucraina ha prodotto ripercussioni all’intero settore agroalimentare portando alla chiusura di 1 azienda agricola su 10.
I costi di produzione sono aumentati e superano i ricavi. Coldiretti al convegno sulla legalità organizzato a Venezia a Cà Corner ha elencato alcuni dati: +170% dei concimi, +130% dei fertilizzanti, +90% dei mangimi +129% del gasolio. Sono alcuni esempi che fanno registrare una vulnerabilità economica e soprattutto un’alta esposizione, per l’agroalimentare che fattura in Veneto 6 miliardi di euro, al rischio di infiltrazioni criminali. Sulla situazione di incertezza e sui rischi di perdita di credibilità del Made in Italy che vale 575 miliardi di euro sono convenuti tutti i relatori presenti che hanno richiamato l’importanza di fare sistema sulla trasparenza.
Le conclusioni affidate al Procuratore Gian Carlo Caselli sono state dirompenti. “Più legalità conviene, restituisce responsabilità e libertà – ha ribadito il presidente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Agromafie – perchè la qualità della vita dipende da fattori come l’aria il territorio e il cibo che sono beni comuni e vanno tutelati facendo squadra anche tra i cittadini. Il diritto alla salubrità dei prodotti è universale e occorre combattere per questo valore anche tramite normative aggiornate”. Ricordando l’anniversario della strage di Capaci, Caselli ha riportato all’attenzione una frase di Giovanni Falcone: “prima dell’articolo 416 bis del codice penale fermare la mafia voleva dire credere di bloccare un carro armato con una cerbottana. Senza normative adeguate e riforme siamo ancora fermi e senza strumenti all’altezza”.