La Politica Agricola Comune (PAC) dell’Unione Europea ha introdotto un principio innovativo: la condizionalità sociale.
Tale meccanismo vincola l’erogazione dei pagamenti diretti agli agricoltori al rispetto di specifiche normative in materia di diritti dei lavoratori, condizioni di impiego e, in particolare, salute e sicurezza sul lavoro.
L’obiettivo è duplice: da un lato, migliorare concretamente le condizioni di lavoro nelle aziende agricole; dall’altro, contrastare fenomeni illeciti come il lavoro nero e lo sfruttamento.
Il cuore del sistema risiede nell’obbligo, per i beneficiari dei pagamenti diretti e di alcuni pagamenti annuali, di rispettare le norme sul lavoro. In caso contrario, possono essere soggetti a riduzioni o esclusioni dagli aiuti PAC.
Le direttive europee di riferimento si concentrano su due ambiti principali: da un lato, le condizioni di impiego, che impongono obblighi come l’assunzione con contratto scritto, il rispetto del periodo di prova, la parità di trattamento tra i lavoratori agricoli a prescindere dalla nazionalità e il contrasto al lavoro irregolare; dall’altro, la salute e sicurezza sul lavoro, ambito in cui è richiesto che i lavoratori ricevano una formazione obbligatoria, siano adottate adeguate misure di prevenzione e protezione (come pronto soccorso, antincendio, evacuazione), venga effettuata una valutazione dei rischi e siano rispettate le norme in caso di infortuni
Tali obblighi fanno riferimento a specifiche direttive europee recepite nei singoli ordinamenti nazionali.
In caso di violazioni accertate, gli organismi pagatori, come l’Agea in Italia, applicano riduzioni ai contributi PAC, proporzionate alla gravità dell’infrazione. Le penalità possono variare tra l’1%, il 3% o il 5% dell’importo dovuto per infrazioni gravi, con sanzioni più severe in caso di recidiva o violazione intenzionale.
Le sanzioni, definite a livello nazionale, devono essere proporzionate, dissuasive ed efficaci.
Il sistema dei controlli si fonda sui regimi nazionali già in vigore e include diversi soggetti istituzionali: l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, i Vigili del Fuoco, il Ministero della Salute e le ASL territoriali.
Per le situazioni transfrontaliere è prevista la cooperazione con l’Autorità europea del lavoro (ELA). Sono previste esenzioni parziali per le aziende agricole di piccole dimensioni (fino a 10 ettari), limitatamente ad alcuni obblighi di controllo e sanzioni.
Sebbene l’introduzione della condizionalità sociale sia obbligatoria in tutta l’UE a partire dal 2025, l’Italia ha scelto di anticiparne l’applicazione al 2023.
Tuttavia, a due anni dall’avvio, il sistema non è ancora pienamente operativo.
Il meccanismo previsto si basa sulla condivisione di informazioni tra gli enti di controllo e Agea Coordinamento, che ha il compito di calcolare ed applicare le sanzioni.
Ad oggi, tuttavia, solo l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) ha trasmesso i primi dati.
Tra giugno e dicembre 2024 sono state sanzionate 253 aziende e rilevati 326 illeciti, principalmente legati alla formazione obbligatoria dei lavoratori.
La sanzione media ha comportato una riduzione del 5% dei pagamenti PAC, ridotta al 2,5% in caso di tempestiva regolarizzazione da parte dell’azienda.
Permangono criticità operative. In particolare, si rileva il mancato coinvolgimento di altri organismi (Carabinieri, Vigili del fuoco, Ministero della Salute) e il riferimento ad asserite problematiche legate alla protezione dei dati personali. Tuttavia, tale giustificazione appare poco convincente, trattandosi nella maggior parte dei casi di dati riferiti a imprese e non a persone fisiche. Inoltre, la normativa vigente consente il trattamento e la condivisione di dati personali tra pubbliche amministrazioni per l’esecuzione di compiti di interesse pubblico o connessi all’esercizio di pubblici poteri, come la vigilanza e il controllo. Pertanto, i limiti evocati paiono superabili mediante protocolli adeguati di interoperabilità e sicurezza.
Le sanzioni sono determinate da Agea Coordinamento sulla base di normative e decreti ministeriali specifici, che prevedono riduzioni fino al 30% in caso di infrazioni intenzionali.
Una volta quantificata, la penalità è detratta direttamente dai pagamenti o iscritta come debito.
La condizionalità sociale rappresenta un cambio di paradigma nella PAC: integra, infatti, una dimensione etico-sociale al sostegno economico, incentivando comportamenti responsabili da parte degli agricoltori. Per garantirne l’efficacia, è però fondamentale risolvere le attuali criticità, soprattutto in materia di cooperazione tra enti e scambio dei dati. Solo così questo strumento potrà tutelare concretamente i lavoratori agricoli e rafforzare la sostenibilità sociale del sistema agricolo europeo.
Al contempo, appare opportuno rafforzare anche i controlli sui prodotti agricoli di importazione, al fine di garantire che gli standard sociali richiesti agli agricoltori europei trovino un corrispettivo anche nei prodotti provenienti da Paesi terzi. In caso contrario, si rischia di favorire indebitamente i produttori esteri che operano in condizioni di minor tutela per i lavoratori, indebolendo gli effetti concreti degli obiettivi etici della condizionalità sociale.
È quindi auspicabile l’introduzione di controlli più stringenti anche sulle importazioni, attraverso meccanismi come l’obbligo di tracciabilità sociale della filiera, la previsione di clausole sociali negli accordi commerciali e il rafforzamento delle verifiche doganali. Questi strumenti, se ben coordinati a livello europeo, contribuirebbero a garantire condizioni di concorrenza eque e coerenti con i valori della PAC riformata. La condizionalità sociale può così contribuire, insieme ad altri strumenti, a costruire un’agricoltura europea più giusta, sicura e competitiva, anche in chiave globale.
Gualtiero Roveda
*avvocato, giornalista pubblicista
UNA NUOVA SPADA DI DAMOCLE NELLA PAC: LA CONDIZIONALITÀ SOCIALE
La Politica Agricola Comune (PAC) dell’Unione Europea ha introdotto un principio innovativo: la condizionalità sociale.
Tale meccanismo vincola l’erogazione dei pagamenti diretti agli agricoltori al rispetto di specifiche normative in materia di diritti dei lavoratori, condizioni di impiego e, in particolare, salute e sicurezza sul lavoro.
L’obiettivo è duplice: da un lato, migliorare concretamente le condizioni di lavoro nelle aziende agricole; dall’altro, contrastare fenomeni illeciti come il lavoro nero e lo sfruttamento.
Il cuore del sistema risiede nell’obbligo, per i beneficiari dei pagamenti diretti e di alcuni pagamenti annuali, di rispettare le norme sul lavoro. In caso contrario, possono essere soggetti a riduzioni o esclusioni dagli aiuti PAC.
Le direttive europee di riferimento si concentrano su due ambiti principali: da un lato, le condizioni di impiego, che impongono obblighi come l’assunzione con contratto scritto, il rispetto del periodo di prova, la parità di trattamento tra i lavoratori agricoli a prescindere dalla nazionalità e il contrasto al lavoro irregolare; dall’altro, la salute e sicurezza sul lavoro, ambito in cui è richiesto che i lavoratori ricevano una formazione obbligatoria, siano adottate adeguate misure di prevenzione e protezione (come pronto soccorso, antincendio, evacuazione), venga effettuata una valutazione dei rischi e siano rispettate le norme in caso di infortuni
Tali obblighi fanno riferimento a specifiche direttive europee recepite nei singoli ordinamenti nazionali.
In caso di violazioni accertate, gli organismi pagatori, come l’Agea in Italia, applicano riduzioni ai contributi PAC, proporzionate alla gravità dell’infrazione. Le penalità possono variare tra l’1%, il 3% o il 5% dell’importo dovuto per infrazioni gravi, con sanzioni più severe in caso di recidiva o violazione intenzionale.
Le sanzioni, definite a livello nazionale, devono essere proporzionate, dissuasive ed efficaci.
Il sistema dei controlli si fonda sui regimi nazionali già in vigore e include diversi soggetti istituzionali: l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, i Vigili del Fuoco, il Ministero della Salute e le ASL territoriali.
Per le situazioni transfrontaliere è prevista la cooperazione con l’Autorità europea del lavoro (ELA). Sono previste esenzioni parziali per le aziende agricole di piccole dimensioni (fino a 10 ettari), limitatamente ad alcuni obblighi di controllo e sanzioni.
Sebbene l’introduzione della condizionalità sociale sia obbligatoria in tutta l’UE a partire dal 2025, l’Italia ha scelto di anticiparne l’applicazione al 2023.
Tuttavia, a due anni dall’avvio, il sistema non è ancora pienamente operativo.
Il meccanismo previsto si basa sulla condivisione di informazioni tra gli enti di controllo e Agea Coordinamento, che ha il compito di calcolare ed applicare le sanzioni.
Ad oggi, tuttavia, solo l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) ha trasmesso i primi dati.
Tra giugno e dicembre 2024 sono state sanzionate 253 aziende e rilevati 326 illeciti, principalmente legati alla formazione obbligatoria dei lavoratori.
La sanzione media ha comportato una riduzione del 5% dei pagamenti PAC, ridotta al 2,5% in caso di tempestiva regolarizzazione da parte dell’azienda.
Permangono criticità operative. In particolare, si rileva il mancato coinvolgimento di altri organismi (Carabinieri, Vigili del fuoco, Ministero della Salute) e il riferimento ad asserite problematiche legate alla protezione dei dati personali. Tuttavia, tale giustificazione appare poco convincente, trattandosi nella maggior parte dei casi di dati riferiti a imprese e non a persone fisiche. Inoltre, la normativa vigente consente il trattamento e la condivisione di dati personali tra pubbliche amministrazioni per l’esecuzione di compiti di interesse pubblico o connessi all’esercizio di pubblici poteri, come la vigilanza e il controllo. Pertanto, i limiti evocati paiono superabili mediante protocolli adeguati di interoperabilità e sicurezza.
Le sanzioni sono determinate da Agea Coordinamento sulla base di normative e decreti ministeriali specifici, che prevedono riduzioni fino al 30% in caso di infrazioni intenzionali.
Una volta quantificata, la penalità è detratta direttamente dai pagamenti o iscritta come debito.
La condizionalità sociale rappresenta un cambio di paradigma nella PAC: integra, infatti, una dimensione etico-sociale al sostegno economico, incentivando comportamenti responsabili da parte degli agricoltori. Per garantirne l’efficacia, è però fondamentale risolvere le attuali criticità, soprattutto in materia di cooperazione tra enti e scambio dei dati. Solo così questo strumento potrà tutelare concretamente i lavoratori agricoli e rafforzare la sostenibilità sociale del sistema agricolo europeo.
Al contempo, appare opportuno rafforzare anche i controlli sui prodotti agricoli di importazione, al fine di garantire che gli standard sociali richiesti agli agricoltori europei trovino un corrispettivo anche nei prodotti provenienti da Paesi terzi. In caso contrario, si rischia di favorire indebitamente i produttori esteri che operano in condizioni di minor tutela per i lavoratori, indebolendo gli effetti concreti degli obiettivi etici della condizionalità sociale.
È quindi auspicabile l’introduzione di controlli più stringenti anche sulle importazioni, attraverso meccanismi come l’obbligo di tracciabilità sociale della filiera, la previsione di clausole sociali negli accordi commerciali e il rafforzamento delle verifiche doganali. Questi strumenti, se ben coordinati a livello europeo, contribuirebbero a garantire condizioni di concorrenza eque e coerenti con i valori della PAC riformata. La condizionalità sociale può così contribuire, insieme ad altri strumenti, a costruire un’agricoltura europea più giusta, sicura e competitiva, anche in chiave globale.
Gualtiero Roveda
*avvocato, giornalista pubblicista
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