Poco prodotto ma di alta qualità. In Europa quest’anno i volumi di uva da tavola scarseggiano ma di ottimo livello qualitativo.
Secondo i dati di ISMEA il mercato rimane condizionato da inflazione e consumi contratti. Per quanto riguarda l’Italia, i dati previsionali di Istat indicano un’offerta di uva per il 2023 di circa 890 milioni di chili: -8% su base annua e -12% rispetto alla produzione media del triennio precedente. La percezione degli operatori, però, è che la flessione sia ancora più consistente (-30% circa). La riduzione delle superfici vitate e il clima hanno influito negativamente sulla quantità ma non sulla qualità delle uve che presentano una colorazione e un grado brix (rapporto peso acqua e zucchero) ottimale. La campagna commerciale è caratterizzata da un’offerta limitata e da prezzi all’origine in forte rialzo sia rispetto al 2022 sia rispetto al prezzo medio del triennio 2020-2022, ma non mancano eccezioni per alcune varietà o alcune piazze che mostrano variazioni negative. Sul fronte export, quest’anno i flussi di prodotto in uscita dal nostro Paese sono attesi in contrazione rispetto a agli ultimi anni a causa della riduzione dell’offerta ma i listini in forte aumento dovrebbero garantire l’aumento degli introiti per le esportazioni. Per quanto riguarda gli acquisti domestici, i dati delle vendite al dettaglio di uve da tavola al 10 settembre 2023 indicano un -7% su base annua. Il rincaro del prezzo medio al dettaglio è del 19% e in conseguenza di ciò la spesa è cresciuta del 14% rispetto allo stesso periodo del 2022.