A Verona il carrello della spesa è aumentato di tre euro in un anno, sette se si confronta con i prezzi di due anni fa.
Si moltiplichi questa cifra per la quantità di volte che si va al supermercato ogni settimana, ogni mese, e si ha la misura dei rincari che hanno coinvolto tra il 2021 e il 2023 ortofrutta, alimentari, prodotti ittici e cura della casa e della persona. Se poi si guarda all’aumento percentuale di molti prodotti, come ricorda un articolo de L’Arena, l’effetto si amplifica: il prezzo dei cavolfiori bianchi cresciuto nei due anni del 76,36%, quello dell’olio extravergine di oliva del 65,74% ma anche il rotolo da cucina ha segnato il +47,66% e il doccia-schiuma +43%. Il divario emerge dal calcolo di Gea sui dati (da dicembre 2021 a dicembre 2023) dell’Osservatorio Prezzi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che raccoglie ogni mese prezzi per un paniere di beni e servizi di largo consumo utilizzati dall’Istat.
L’ortofrutta è la categoria più colpita dai rincari
Dall’ingrosso al dettaglio. L’ortofrutta è la categoria che ha subito i rincari più alti: sul podio, oltre ai cavolfiori (passati da 1,65 a 2,91 euro al chilo), anche l’insalata iceberg (passata da 1,86 euro a 3, +62,37%) e le patate (aumentate del 52%). Incremento analogo, del 51%, per le cipolle bianche, del 49% per i cetrioli, del 48% per le carote. Questi i prezzi al dettaglio. E all’ingrosso, dove quegli stessi prodotti vengono acquistati dagli agricoltori prima di proseguire lungo la filiera che prevede trasporto, confezionamento, magazzinaggio prima di finire sugli scaffali?
Ecco i rincari registrati a Veronamercato nello stesso arco di tempo, confrontando quindi i prezzi del dicembre 2023 con quelli del dicembre 2021. Anche qui il cavolfiore ha segnato una impennata, dell’89% rispetto a 24 mesi prima, «legata all’ondata di freddo registrata a fine novembre che ha fatto quindi lievitare i prezzi, che ora si sono stabilizzati. Oggi (ieri) ad esempio il prodotto è quotato 80 centesimi al chilo», spiega Andrea Bonizzi, agronomo e responsabile del listino prezzi di Veronamercato. Gli aumenti di patate e cipolle (rispettivamente +80% e +53% all’ingrosso) «sono provocati dai forti costi energetici», prosegue Bonizzi, «ma anche per questi prodotti considerati un tempo ‘poveri’ sono aumentati i costi di seminativi e concimi».
Guardando alla frutta, le pere hanno segnato un incremento, le abate del 26% e le kaiser del 4% all’ingrosso, mentre al dettaglio l’aumento è stato del 10,4% e del 9,4%: un segno più provocato principalmente dalla carenza di prodotto. Gea ha rilevato anche «buone notizie», cioè i prezzi che invece sono scesi: è il caso delle melanzane e dei pomodori piccadilly, rispettivamente -13,8% e -8,3%: per rendere l’idea, a Veronamercato a dicembre le melanzane costavano il 40% in meno di due anni prima. All’ingrosso vediamo come finocchi, melanzane e zucchine abbiano registrato una flessione: sono ortaggi che provengono dal Sud, da Sicilia e Campania, dove il dicembre scorso è stato più mite di quello del 2021. «Ci sono poi altre variabili da considerare», prosegue Bonizzi, «come la dispersione del dettaglio rispetto alla concentrazione dell’ingrosso: i passaggi successivi all’ingrosso vanno ad aumentare il prezzo finale». Sarà uno dei temi affrontati oggi, a Bruxelles, all’evento di Withub «Nuove coordinate per la sostenibilità dell’agricoltura Ue»: interverranno tra gli altri l’eurodeputato Paolo De Castro, Ettore Prandini e il Commissario Europeo per l’Agricoltura Janusz Wojciechowski. Fra gli altri settori colpiti da rincari, sono più contenute le variazioni di prodotti per la cura della casa e della persona: la più ampia riguarda i rotoli di carta da cucina, che passano da 1,68 euro a dicembre 2021 a 2,45 nel 2023, il sapone da 5,1 a 7,42 al pezzo, il bagnoschiuma da 0,88 a 1,26 euro. Il pescato infine vede un aumento pesante solo nei prezzi della trota, che entra nella top 10 dei rincari, passando da 7 a 11,5 euro al chilo (+62%).