VERTICAL FARMING VERSO UNA SVOLTA: ARRIVATI I PRIMI RICONOSCIMENTI NORMATIVI

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Modifiche alla legge sulla IV Gamma e primi riconoscimenti normativi per il vertical farming dal tavolo interministeriale convocato il 25 ottobre, che ha coinvolto rappresentanti dei ministeri dell’Agricoltura, della Salute e dello Sviluppo Economico.
La bozza discussa nel corso della riunione tecnica è stata condivisa dalle parti sociali convocate (Coldiretti, Confagricoltura, UNAPROA e UIF IV Gamma), che hanno potuto inviare le loro osservazioni nelle successive 24 ore.
La bozza di decreto rinvia alla normativa comunitaria per i famosi parametri igienico sanitari per il vertical farming. Novità sono previste in etichetta. La dicitura che i produttori di insalate in busta da vertical farming dovranno usare nelle confezioni è: ‘Prodotto non lavato pronto per il consumo’ o ‘non lavato e pronto da cuocere’. Restano confermate le temperature nel processo di lavorazione identificate per la IV Gamma (14º in stabilimento e 8º nella catena di fornitura).
Un’ulteriore indicazione normativa riguarda la “separazione chiara e netta”, nel reparto ortofrutta (e quindi nei banchi frigo dei freschissimi), tra i prodotti di IV Gamma e quelli da vertical farming, con tutte le conseguenze del caso sul fronte di riorganizzazione dei punti vendita, resa ancora più ardua nei nuovi store delle insegne, caratterizzati da metrature più piccole e banchi frigo ridotti all’osso.
Per gli imballaggi primari dei prodotti ortofrutticoli non lavati pronti al consumo, dovranno essere utilizzati esclusivamente materiali di tipologia e grammatura idonee a consentire lo smaltimento tramite raccolta differenziata e riciclo. Infine, tutti i prodotti di vertical farming saranno sottoposti a procedure di autocontrollo comprensive di HACCP, GHP e GMP e viene fatto divieto alle serre verticali di produrre insalate arricchite o, comunque, con l’aggiunta di altri ingredienti, di qualsiasi natura, diversi da insalate e microgreen.
Poiché è da considerarsi quantomeno improbabile un niet della Commissione Europea su un provvedimento che si basa sostanzialmente sui regolamenti di food safety vigenti nell’Unione, il decreto potrebbe entrare in vigore già dai primi mesi del 2022.
Coldiretti, martedi scorso, ha inviato le proprie osservazioni, fermo restando che le parti sociali hanno comunque condiviso il testo discusso. “Avremmo preferito che queste novità entrassero nel quadro della riforma del settore ready-to-eat – ha precisato Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti -, che si basa su una legge del 2011 che è, ormai, un po’ datata. Ad ogni modo, le nostre osservazioni puntano ad individuare un carattere grafico abbastanza evidente da apporre nella parte anteriore dell’insalata in busta, per l’indicazione che si tratta di prodotto non lavato e pronto per il consumo. Inoltre, lo spazio destinato a IV Gamma e prodotti da vertical farming, che deve essere ben distinto negli store, dovrebbe essere accompagnato da un’adeguata informazione al consumatore, magari con pannelli identificativi ben visibili, di modo da non generare confusione tra i prodotti. Bisogna che sia chiaro, infatti, che i prodotti di IV Gamma, quelli di prima gamma evoluta e quelli da vertical farming, sono diversi”.
“Con il tavolo tecnico del 25 ottobre – precisa Vincenzo Lenucci, responsabile economico di Confagricoltura – abbiamo finalmente dato seguito ad una norma, come richiesto dal legislatore, anche se con un certo ritardo”.
Intanto il primo produttore di vertical farming italiano, Planet Farms (in orbita Confagricoltura) ha già iniziato a commercializzare le sue insalate in busta ‘asettiche’, con la dicitura in etichetta ‘Prodotto pronto per il consumo’ beneficiando del testo dell’art. 39 del decreto Sostegni di maggio che prevede, peraltro, che tali prodotti e quelli indicati nello stesso articolo, in caso di cambio di rotta normativa, possano essere commercializzati fino ad esaurimento scorte.
E qualcosa si muove nelle regioni. Dopo l’approvazione della legge sul vertical farming della Regione Lombardia, che ne riconosce la natura giuridica di attività agricola, altri poli produttivi italiani di IV Gamma e vertical farming, come quello campano in prima battuta, ma anche quello veneto e quello marchigiano, potrebbero spingere verso una legge regionale analoga, con il rischio di creare un panorama legislativo sul tema frammentato e non coordinato lungo la Penisola.
Mariangela Latella

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