L’ASCESA DEL MIRTILLO, UN’OPPORTUNITÀ PER IL TRADE

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Con una produzione mondiale costantemente in crescita (+35% in soli due anni per un totale di 1.165.000 tonnellate raccolte nel 2018) e una domanda globale raddoppiata nell’ultimo decennio fino ad arrivare lo scorso anno a 2 milioni di tonnellate, il mirtillo ha ufficialmente sdoganato il colore blu nel comparto alimentare, dove tradizionalmente aveva una connotazione negativa poiché antropologicamente legato a prodotti non commestibili.

Il mirtillo è stato protagonista del convegno tenutosi ieri al Fico di Bologna, organizzato da NCX Drahorad, Mirtillo Business Day e in particolare da Thomas Drahorad, presidente di NCX Drahorad e
organizzatore del convegno, che ha dato il benvenuto ai partecipanti.

Thomas Drahorad

Dopo la presentazione del quadro generale del comparto, con focus speciale su Gran Bretagna e Cile, Paesi che rappresentano rispettivamente veri e propri benchmark i in termini di consumo e di produzione/esportazione, i lavori si sono concentrati sui risultati dell’indagine di mercato, condotta per l’occasione da Trade Marketing Studio, sulla presenza in PDV del piccolo frutto blu “Il valore dello spazio: i mirtilli come opportunità del trade in Italia”, svolta con l’obiettivo di monitorare il comportamento delle 30 principali Insegne italiane in termini di assortimento dei piccoli frutti, di spazio loro dedicato, di prezzi al pubblico, di formati offerti.

Dai risultati presentati emerge una presenza a scaffale dei mirtilli pari al 34%, una forbice di prezzo particolarmente ampia, che va dai primi prezzi proposti dai discount a quelli più elevati dei supermercati di prossimità e dei conveniece store (il prezzo medio su una rilevazione in 23 PV del padovano a inizio luglio dall’Osservatorio prezzi di Myfruit è di 16,78 euro/chilo con un range che va dagli 11,56 euro/kg ai 23,92 euro/kg. ndr), una concentrazione pressoché totale sui piccoli formati (83% è da 125 grammi a fronte del 9% per quello da 250 grammi e del solo 2% per i 500 grammi), una quasi totale assenza di segmentazione della categoria (né in base al prezzo né tra bio e convenzionale) e un’offerta molto frammentata.

“Se il posizionamento di prezzo va a favore del valore percepito, per contro lo stesso può rappresentare una barriera al consumo”, afferma Marco Repezza, senior business partner di Trade Marketing Studio. “Tuttavia – continua – quotazioni elevate possono essere una buona carta in fase di negoziazione con i distributori, in quanto il mirtillo garantisce un alto valore in poco spazio di vendita”.

“E’ pertanto nelle piene facoltà del commerciale – aggiunge – puntare sull’ottima resa per metro lineare, sulla possibilità di spingere il prodotto per incrementare la rotazione aumentandone ulteriormente la redditività, oltre che sulle caratteristiche healthy del mirtillo. Tutto questo – conclude Repezza – si può ottenere puntando su tre principali leve quali la comunicazione di categoria (sfruttando anche progetti di category marketing), le attività di penetrazione del mercato e la poca necessità di spazio, chiamando in causa quei fattori di cui prima”.

Un progetto parallelo ai casi internazionali, ma in ambito frutta secca, è avvenuto anche nel nostro Paese, con Nucis Italia, di cui ha relazionato Claudio Scalise, amministratore unico di SG Marketing. Il progetto Nucis Italia è partito da una ricerca di mercato utile a definire gli obiettivi a breve, medio e lungo termine e a determinare le aree da presidiare: medicina e nutrizione, stampa e comunicazione e trade. Scalise ha inoltre presentato un osservatorio di giugno 2019 di SG Marketing sui trend di consumo della frutta secca e ha evidenziato un incremento che negli ultimi anni sta investendo la categoria della frutta disidratata, dei mix e delle barrette, che spesso contengono berries, e dunque mirtilli. “Salubrità, gusto e praticità sono i driver che hanno portato al successo di Nucis Italia e che trovano affinità con la categoria del mirtillo” – ha concluso Scalise.

Chiara Brandi

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