Migliaia di agricoltori, decine di imprese ma, soprattutto, un’intera comunità coinvolta nella celebrazione di un vero e proprio rito identitario. La raccolta delle mele parte in questi giorni in Trentino, nelle valli del Noce – Val di Non e Val di Sole – e nelle aree limitrofe. L’evento, che si protrarrà fino a metà ottobre, diventa un rito collettivo scandito dai ritmi della natura e delle varietà dei frutti caratterizzate, come noto, da differenti tempi di maturazione.
Dagli alberi alle cassette, dai magazzini agli scaffali e infine alle nostre case, le nostre dispense, le nostre tavole. Attorno al “Pianeta Mela” ruotano molte cose diverse: lavoro, ovviamente. Ma anche tradizione, radici culturali profonde. E aspettative per il futuro. Quelle del mercato, innanzitutto, alimentate dalle prime previsioni degli esperti.
Quest’anno – segnalano le stime diffuse in occasione di Prognosfruit, la consueta conferenza organizzata a luglio da APOT (Associazione Produttori Ortofrutticoli Trentini) insieme a WAPA (Associazione Mondiale Mele e Pere) e Copa-Cogeca (Associazione delle Cooperative e dei Produttori agricoli Europei) con il supporto di Assomela – il raccolto totale delle mele in Europa si attesterà sugli 11,4 milioni di tonnellate circa. Un dato inferiore del 3% rispetto allo scorso anno ma esattamente in linea con la produzione media dell’ultimo triennio.
Stabili, sempre secondo le previsioni di Prognosfruit, i volumi per l’Italia dove la produzione totale supererà di poco i 2,1 milioni di tonnellate, un valore sostanzialmente identico a quello rilevato nel 2022. Stime che trovano riscontro anche a livello trentino: gli analisti del Consorzio Melinda si aspettano infatti una stagione positiva, in linea con gli anni precedenti. Ma i numeri non sono tutto. Perché la raccolta delle mele è in realtà molto di più: un lungo momento di condivisione, una celebrazione dell’identità che coinvolge tutto il territorio.
“Per le 4.000 famiglie del nostro Consorzio, la raccolta rappresenta il momento chiave dell’anno. Adesso si raccolgono i frutti del duro lavoro dei mesi precedenti”, spiega il presidente di Melinda, Ernesto Seppi. “Questo lungo evento, però, rappresenta anche un’opportunità di integrazione con gli ospiti del nostro territorio: ogni anno infatti le famiglie accolgono migliaia di raccoglitori giunti nelle nostre valli da tutta Italia e da tutto il mondo. In moltissimi casi con loro si instaurano rapporti duraturi di amicizia, fiducia e solidarietà reciproca”.
Per i frutticoltori di Melinda, la raccolta inizia a metà agosto dalle varietà più precoci, come la SweeTango e la Gala, e termina a ottobre inoltrato con la raccolta delle tardive, come Morgana e infine Fuji. Le operazioni si svolgono ancora come un tempo: braccia che si allungano, mani che afferrano. La tecnologia? In espansione, sì, ma limitatamente agli spazi offerti da un territorio montano fatto di pendii scoscesi e frutteti difficili da raggiungere e gestire meccanicamente. Una volta pieni, i cassoni con il raccolto vengono trasportati da ogni agricoltore in una delle 16 Cooperative di Melinda, dove le mele verranno conservate e successivamente preparate per la vendita. Come ogni anno, come da tradizione.
“C’è un senso condiviso di circolarità, una percezione comune di un rito che si ripete e ci qualifica come territorio”, aggiunge Seppi. “La raccolta non è solo una fase chiave per i produttori ma anche e soprattutto una stagione peculiare che scandisce il tempo per tutti gli abitanti della valle delle mele. Concepire la storia e l’identità di questi luoghi senza chiamare in causa la raccolta periodica e il suo valore simbolico sarebbe semplicemente impossibile”.