EXPORT, FUTURE FOOD INSTITUTE SPINGE SUI PROGETTI DI RICERCA

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Il Future Food Institute, organizzazione no-profit italiana impegnata nella ricerca, nella promozione e nella formazione nell’ambito dell’innovazione alimentare, spinge sull’acceleratore dell’alta tecnologia applicata all’export agroalimentare con l’obiettivo di permettere alle nostre aziende di affrontare il mercato globale con gli ultimissimi ritrovati che i centri di ricerca di tutto il mondo hanno sviluppato e che non sempre arrivano a conoscenza del mercato.

Lo fa con un progetto (annuale) del valore di circa 450mila euro (che sarà presentato a Roma il prossimo 10 aprile), che ha alla base un accordo con Hema, leggi Alibaba, colosso cinese dell’e-commerce, e che mette insieme più di 30 partner, tra enti pubblici (come la Regione Emilia-Romagna), aziende e centri di ricerca provenienti da tutto il mondo, per lavorare a progetti comuni sul futuro del food retail e sull’innovazione nel settore Food.

In pratica, nel corso di questi mesi, un gruppo di 16 ricercatori andrà in giro per il mondo, scandagliando l’attività di centri di ricerca e università per cercare quanto di meglio offre lo stato dell’arte dell’hi-tech agroalimentare. I risultati di questo screening saranno divulgati entro l’autunno 2018.

Oltre a questo, in ottobre, il Future Food Institute è già pronto a far partire un nuovo progetto (da circa 500mila euro) che spingerà i ricercatori a scovare in tutto il mondo, in particolare nei Paesi emergenti, le colture dimenticate (forgotten crops) con l’obiettivo di trovare prodotti “in via di estinzione”, magari coltivati ormai solo da piccole tribù, per riprodurli magari su larga scala e introdurli nel mercato italiano.

Tornando all’accordo con Hema, gli obiettivi di quest’anno di ricerca si focalizzano su quattro temi: lo studio del futuro sostenibile delle proteine animali e vegetali; agroinnovation e smart cities; Food care e futuro del Food service con un progetto di tracciabilità che fa da spalla alla crescente tendenza a mangiare fuori casa; e infine, “scalable sustainability in circular ecnonomy” che, in parole povere, punta sull’innovazione per reintrodurre nel mercato gli scarti agroalimentari.

“L’innovazione tecnologica – spiega Sara Roversi (nella foto), fondatrice del Future Food Institute – è fondamentale per l’approvvigionamento alimentare specie nelle grandi megalopoli cinesi che cercano prodotti di qualità e a chilometro zero. Le soluzioni disponibili sono tante. Si pensi, ad esempio, all’idea di una designer italiana, Nunzia Carbone, che punta a realizzare nella tangenziale a due piani di Shanghai, una gigantesca serra idroponica”.

Per il futuro, il Future Food Institute, non esclude dei focus sull’innovazione nella logistica dei freschi oppure nel packaging, due elementi fondamentali per l’export sulle lunghe distanze. Anzi, se la partnership con Hema, sarà rinnovata, potrebbe essere un passaggio quasi obbligato dato che si tratta di due temi fondamentali per l’export di prodotti di qualità con lunghi transit time.

“Il limite che dovremo affrontare in questa direzione – continua Roversi – è quello della logica dei costi e dei grandi volumi che rendono sostenibile il trasporto su lunghe tratte ma che spesso non combacia con le esigenze del trasporto di prodotti di qualità che sono quelli che, per contro, il mercato cinese ci richiede. L’invito alle aziende ortofrutticole interessate è aperto. Certo oltre all’innovazione tecnologica, è anche molto importante immergersi nella cultura cinese per comunicare in maniera efficace contenuti relativi ai prodotti. E’ impostata su parametri molto diversi dai nostri, che mettono al centro della vita sociale la tecnologia. Basti pensare che per un cinese il telefonino è considerato un estensione del corpo e non un semplice dispositivo elettronico, al punto che per loro l’App Wechat è fondamentale per la vita sociale”.

Mariangela Latella

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