Viaggia a tre velocità il mercato internazionale della fragola. Da un lato c’è la Spagna sempre più aggressiva sul settore dei frutti rossi che registra un incremento delle superfici coltivate a fragola, del 9% rispetto alla campagna precedente, con quasi seimila ettari coltivati nel 2018 pari ad oltre 300mila tonnellate di prodotto. Sostanzialmente stabili la produzione francese e quella italiana (con 3.640 ettari) che, se da un lato, registra cali di superfici nelle tradizionali regioni di produzione come la Basilicata (-3%), la Calabria (-14%), d’altro canto assiste ad un trend di crescita in Emilia-Romagna (+4% delle superfici) e Piemonte (+2%).
È quanto è emerso nel corso del gruppo di contatto fragola Italia-Spagna-Francia, che si è riunito ieri a Huelva. Punto di approdo a cui sono giunti i rappresentanti dei tre Paesi è quello di avviare al più presto una campagna promozionale congiunta e di lavorare per rafforzare la rete dei controlli fitosanitari sui rispettivi territori e puntare i fari sulle attività di ri-confezionamento nei Paesi diversi da quelli di origine.
“Rileviamo con favore – ha detto nel suo intervento Federico Nicodemo, direttore commerciale di Frutthera Growers – non solo un incremento dell’export ma anche dei consumi interni. Stando alle rilevazioni del Cso, infatti, gli acquisti al dettaglio da parte delle famiglie italiane sono cresciuti nel 2017 dell’1% a fronte di un parallelo incremento del 7% dell’export italiano le cui principali destinazioni sono Germania, Austria e Slovenia”.
Confrontando i dati dell’ultima campagna con quelli previsionali di quest’anno, i rappresentanti dei tre Paesi sono tutti concordi nel registrare un incremento della produzione. In questo senso, il direttore di Freshuelva, Rafael Domínguez, ha sottolineato che quest’anno è atteso un aumento della produzione del 9% rispetto alla scorsa stagione che era stata chiusa con una produzione di 302.500 tonnellate e un fatturato di 455 milioni di euro (Germania, Francia, Regno Unito e Italia i principali Paesi di destinazione), mentre Caroline Granado, a nome dell’Apon Fraises de France, ha riferito che la sua organizzazione, che riunisce 550 produttori e il 45% del settore, “ha prodotto lo scorso anno 22.000 tonnellate di fragole, con la previsione di un aumento compreso tra il 2 ed il 3%, nella campagna corrente”.
Tra le questioni spinose trattate quella relativa alla necessità di rivedere la legislazione sulle sostanze attive consentite nel campo fitosanitario. Su questo punto i rappresentanti dei tre Paesi hanno convenuto di valorizzare e trasferire alle rispettive amministrazioni lo scrupoloso rispetto delle normative per garantire il massimo della sicurezza ai consumatori.
Contemporaneamente, i tre Paesi hanno accettato di chiedere un maggiore controllo sull’attività di ri-confezionamento delle fragole provenienti da altri Paesi di origine, dopo aver evidenziato alcuni elementi di criticità per quanto riguarda l’import delle fragole marocchine in Spagna e di quelle tedesche in Francia.
Sul fronte delle varietà, infine, si registra una sostanziale stabilità produttiva. In particolare, per quanto riguarda l’Italia, Nicodemo ha precisato: “Sabrosa (81%) e Sabrina (51%) sono le varietà maggiormente prodotte nel Mezzogiorno d’Italia. La prima in Basilicata, la seconda in Campania. Seguono Melissa e Marisol (6% e 5%), per la prima regione, e Melissa e Nabila (24% e 6%) per la Campania. Per quanto riguarda il Veneto si confermano le varietà Aprica, Garda, Eva e Antea mentre Sibilla, Clery e Joly sono le varietà più diffuse in Emilia Romagna”.
Mariangela Latella