“La quadra dei conti nel bilanciamento tra aumento dei costi denunciati dai produttori di IV Gamma e il ridotto potere d’acquisto dei consumatori, non può che essere un percorso condiviso e concertato con le aziende fornitrici che tenga in considerazione che il nostro obiettivo primario è la tutela dei nostri soci-consumatori”
Così Elisabetta Pellegrini (nella foto), buyer ortofrutta fresca e dei prodotti di IV e V Gamma di Coop Italia in questa intervista esclusiva a Fresh Cut News, all’indomani di quella che lei stessa definisce la ‘tempesta economica’ in atto nelle ultimissime settimane.
– In che modo Coop Italia sta operando per risolvere il nodo dei prezzi in questa fase così delicata?
“Per entrare nel merito, dobbiamo partire dal DNA di Coop Italia che è una struttura che ha nel suo statuto, innanzitutto, la difesa del potere di acquisto dei suoi soci fondatori. Tuttavia non siamo un’insegna fuori dal mondo e fuori dal tempo e non chiudiamo certo gli occhi di fronte alla tempesta economica che si è abbattuta sul mercato nelle ultimissime settimane. In questo senso, abbiamo un dialogo costante con i nostri fornitori e puntiamo a condividere con loro un riconoscimento dell’aumento dei costi con l’obiettivo di non allontanare dal banco frigo il consumatore su cui non può essere scaricato il peso di un aumento sensibile e che peraltro, durante la pandemia, ha già vissuto un disamoramento per questa categoria di prodotto”.
– È presa in considerazione l’ipotesi di operare sui margini dell’insegna?
“La rimodulazione dei margini è un processo che si fa lungo tutta la filiera. Un lavoro frutto di concertazione azienda per azienda, caso per caso, e in base al potere contrattuale delle singole parti. In questo senso l’Italia paga lo scotto, nel settore ortofrutticolo in genere, di una mancata aggregazione. Per il settore di IV Gamma, che è abbastanza aggregato, il punto è che rappresenta una nicchia di mercato e come tale va trattato”.
– Tra le ipotesi di adeguamento, si è parlato di aumenti progressivi nel corso dell’anno, cosa ne pensa?
“Gli aumenti sono parte di convenzioni commerciali. Non sono una strategia aziendale. Se ci può essere una dilazione di questi aumenti è solo in funzione del nostro obiettivo primario che è la tutela del potere di acquisto dei nostri soci e, in ogni caso, valutando la singola situazione di ogni azienda. Non è un braccio di ferro tra insegna e fornitori ma un percorso condiviso per un obiettivo condiviso”.
– Questa politica si allinea alla Direttiva UE contro le pratiche commerciali sleali, appena recepita in Italia, in particolare, quella del sottocosto?
“La Direttiva UE non ci trova impreparati. Già da una ventina di anni Coop Italia è certificata SA8000. Con la certificazione abbiamo fatto nostri questi valori in tempi non sospetti, tutelando, peraltro, anche aspetti salariali, ad esempio, o etici. Tutto questo, come le dicevo, fa parte del nostro DNA”.
– Come si spiega la differenza di prezzo tra le medesime referenze di private label, meno costose, e a marchio industriale anche se, magari, i fornitori sono le stesse aziende?
“Il prodotto a marchio Coop ha le sue caratteristiche che non necessariamente coincidono con il prodotto a marchio industriale. Inoltre si consideri che i brand hanno costi maggiori rispetto alla MDD, primo fra tutti, ad esempio, quello del marketing e della promozione. Il vero problema della corsa al ribasso sono le politiche di prezzo dei discount che rischiano di far perdere di vista al consumatore il vero valore del prodotto”.
– Sta dicendo che ci vorrebbe un’armonizzazione delle politiche del settore distributivo?
“Dico che è un settore molto complesso e vario e che servirebbe un’organizzazione migliore, soprattutto sul fronte produttivo che dovrebbe essere più aggregato mentre l’Italia è caratterizzata da una forte disaggregazione. Non dico che aggregazione debba significare cartello, che è una pratica commerciale sleale, dico che agevolerebbe l’accordo sui prezzi da parte di pochi grandi produttore e porterebbe a un riequilibrio del mercato”.
– Pensa che dietro lo sviluppo del vertical farming possa celarsi proprio il rischio di un cartello visto che in pochi mq si può produrre 400 volte tanto e visto che già ci sono in Italia realtà passate alla fase industriale?
“È un settore ancora agli inizi, che deve dimostrare molto sul mercato. I prodotti sono buoni e hanno una buona durata. Per questo Coop Italia sta introducendo delle referenze dell’azienda Local Green dopo un primo test di mercato l’anno scorso su alcune piazze. Peraltro, è un settore non ancora disciplinato. E poi, se oggi i produttori sono, per dire, quattro, domani potrebbero essere 29. Penso piuttosto che la IV Gamma debba seguire questo fenomeno, osservarlo ed eventualmente capire come integrarlo”.
– Sviluppi della categoria di IV e V gamma in Coop Italia, per il 2022?
“Saranno orientati a guardare quello che c’è ed ottimizzare l’offerta soprattutto per alcune categorie come gli estratti e i burger vegetali. C’è in programma un’analisi di mercato per capire cosa cerca il consumatore, le tendenze di mercato, ed evitare, ad esempio, sovrapposizIone di prodotti simili su reparti diversi”.
Mariangela Latella
(fonte: Freshcutnews.it)