Mattia Noberasco (nella foto), amministratore delegato dell’omonima azienda fondata nel 1908 e giunta ormai alla quarta generazione, è il Protagonista del Corriere Ortofrutticolo di aprile. Riportiamo un ampio estratto dell’articolo pubblicato integralmente sul mensile, visualizzabile cliccando qui (o cliccando sulla copertina del numero in fondo a destra della home page del sito).
Legame con il territorio, innovazione, sostenibilità, resilienza, export sono gli ingredienti della crescita per un’azienda che fa del Made in Italy il caposaldo per lo sviluppo: l’effetto pandemia ha parzialmente rallentato ma non interrotto la corsa del Gruppo Noberasco, realtà di punta nel settore della frutta secca e disidratata che risponde con gli investimenti e la differenziazione al difficile momento economico. “Negli ultimi due anni, a causa del Covid e della conseguente minore ricettiva dei retailer, dell’Horeca e dei consumatori, non siamo riusciti a portare a termine tutti i progetti che avevamo messo in cantiere”, spiega l’amministratore delegato Mattia Noberasco. “Ai titoli di coda l’emergenza sanitaria, hanno pensato l’esplosione dei costi e l’effetto guerra a spaventare l’economia, ma confidiamo di poter tornare presto a una situazione di normalità”.
E’ lui il perno di una realtà familiare nata nel 1908 e in mano ora, a scavalco, alla terza e quarta generazione, in cui il più giovane ha 20 anni e il più grande, lo zio Gian Benedetto, 77: “Storicamente abbiamo sempre seguito l’evoluzione del mercato, adeguandoci agli standard richiesti. alle richieste di certificazione, oltre che ai nuovi trend”.
Realizzato tra il 2015 e il 2017, il sito produttivo di Carcare, nel Savonese, rappresenta il cuore pulsante dell’azienda: uno stabilimento tra i più evoluti su scala planetaria, grazie a tecnologie all’avanguardia dedicate alla trasformazione di frutta morbida, barrette e misti. Due anni fa Noberasco ha acquisito un impianto a Zingonia (Bergamo) allo scopo di tostare in autonomia pistacchi e arachidi, mentre in Francia il Gruppo vanta una filiale di rappresentanza. Le altre merceologie trainanti sono noci in guscio, prugne, mandorle sgusciate, albicocche essiccate.
Tra i progetti più distintivi su cui si sta spingendo c’è quello della linea Filiera 100% Italia in sinergia con Bonifiche Ferraresi e Coldiretti: “Abbiamo scelto di puntare con decisione sulla supply chain nazionale per accorciare i processi esprimendo qualità controllata”, racconta Mattia Noberasco. “Il primo passo in questa direzione è stato fatto con le arachidi, nel 2020, a cui sono seguite altre referenze: mi riferisco a mandorle siciliane sgusciate, fichi di Calabria, mele Ambrosia, nocciole del Piemonte pelate e tostate, nuovi articoli che vanno ad aggiungersi al progetto di coltivazione di arachidi 100% Italia. Abbiamo individuato un ambizioso piano di sviluppo e le novità in rampa di lancio sono tante. Tra queste, le prime creme spalmabili di filiera che saranno presentate al Cibus di Parma: una di solo arachidi, l’altra di arachidi e altri ingredienti utili a rendere cremosa e piacevole al palato”.
Una filiera certificata dal metodo Noberasco (in collaborazione con Rina, ente esterno garante) con il quale l’azienda si impegna a garantire la sostenibilità e tracciabilità di tutta la filiera produttiva facendo leva anche sulla blockchain.
Non solo: “Con Bonifiche Ferraresi stiamo individuando un terreno dove mettere a dimora 50 ettari di prugne nel Ferrarese. Un filone di sviluppo stabile, in termini di consumi e di prezzi, che continuerà convertendo altre specie frutticole meno redditizie”.
Le referenze Noberasco presenti sul mercato – in confezione tricolore apri e chiudi, riciclabile – si possono trovare in vendita nei supermercati, in Autogrill, sullo shop online e nei negozi boutique “griffati” Noberasco. “Siamo l’azienda che più di tutte ha investito nel fuori casa negli ultimi 10 anni con la stessa Autogrill, con gli Aeroporti e quindi il lockdown ha impattato molto”, fa presente l’AD. “Abbiamo puntato maggiormente sulla GDO, che ora vale il 93-94% del fatturato totale, mentre ante-Covid si aggirava attorno al 90% e guardato di più all’estero: in termini economici pesa oltre il 10% ed è in costante crescita soprattutto nell’area Europa, tra Germania, Paesi Bassi, Belgio, oltre che in Francia”.
Con il brand aziendale e attraverso la marca del distributore (che calamita complessivamente il 30% del business), la produzione Noberasco raggiunge anche Sud Est asiatico, Medio Oriente e mercato americano.
“Il fatturato, che a giugno dello scorso anno ha chiuso a 115 milioni di euro, dovrebbe crescere leggermente, anche se meno delle previsioni; lo scenario è incerto e dobbiamo essere pronti per adeguarci, per cambiare parzialmente rotta. Se il conflitto dovesse durare fino alla fine dell’anno e oltre, in particolare, dovremmo studiare ulteriori contromisure rispetto a quelle adottate al momento e limitate all’ottimizzazione dei costi. Lo step successivo potrebbe essere la riduzione degli investimenti, finora invariati, che puntano molto su innovazione e sostenibilità”.
In generale, sottolinea l’AD, “quello della frutta secca ed essiccata è un mercato estremamente competitivo, con segmenti più complessi di altri: puntiamo sulla qualità per sganciarci dalla mischia, cerchiamo di spingere sul valore aggiunto con i trasformati”.
Il biologico è un altro capitolo importante nel libro che compone la lunga storia di Noberasco: un decimo del giro d’affari deriva proprio dalla frutta secca ed essiccata organic. Fulcro di questo segmento è “Che Misto! BIO” Noberasco, dedicata ai consumatori che cercano nell’alimentazione il benessere personale e sono sensibili alla sostenibilità ambientale: proposte 100% BIO, mix di frutta secca, essiccata e super frutti proposti in due formati all’interno di confezioni totalmente riciclabili.
Noberasco infine rivendica con orgoglio le origini: “C’è un legame molto importante con il territorio. Siamo un’azienda molto ligure, molto savonese, nonostante le difficoltà logistiche che nella nostra regione sono particolarmente impattanti”.
Mirko Aldinucci
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