NOSTRA INCHIESTA SUL FUTURO. SERVE UN CAMBIO DI ROTTA

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L’iniziativa è partita il 13 gennaio. Abbiamo deciso di chiedere a 80 tra imprenditori e manager, che dal 2012 e fino al 2020 sono stati insigniti del riconoscimento di Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana, che cosa pensassero del futuro del settore. Hanno risposto in 65. Il risultato è una grande inchiesta sulle prospettive future.
L’inchiesta sul futuro, nella sua completezza, viene pubblicata sull’Annuario 2021 di Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana, che esce come supplemento del numero 2/2021 del Corriere Ortofrutticolo che ha invece pubblicato un’anticipazione che contiene 18 pareri. Qui di seguito abbiamo selezionato 6 pareri per una prima anticipazione su corriereortofrutticolo.it.
Queste le tre domande del sondaggio:
1. Quali sono a suo avviso i freni che si frappongono allo sviluppo del settore dell’ortofrutta in Italia?
2. Quali sono le opportunità che il settore potrebbe ancora cogliere?
3. Indichi quali sono, a suo avviso, le prospettive del settore nel medio termine da qui a 5 anni: perderà ancora di peso? Ripartirà trovando nuove soluzioni? E alla fine, come si collocherà nel panorama internazionale?
L’inchiesta contiene, oltre a tutte le singole risposte, anche una loro attenta analisi e un commento finale sulle conclusioni. L’estrema sintesi è che al settore serve un cambio di rotta, ma cosa ciò significhi nel dettaglio lo scoprirete nell’Annuario Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana 2021 che pubblicheremo sul sito in PDF la settimana prossima. Ma ecco sei risposte prese a campione. (a.f.)
 
Luca Battaglio

Luca Battaglio / presidente Battaglio SpA

I freni allo sviluppo. La frammentazione: si dovrebbero concentrare superfici produttive, varietà, centri di confezionamento e commerciali. Questo è il principale grande problema dell’ortofrutta italiana.
Le opportunità da cogliere. Una terra vocata per clima e morfologia come la nostra e una grande professionalità di tanti operatori sono una enorme risorsa se gestite con efficacia e lungimiranza; viceversa si perdono tra i mille rivoli di individualismi o dell’opportunismo, anche della politica. Una opportunità viene dallo studiare i Paesi che sono cresciuti in questi anni.
Prospettive da qui a 5 anni. Sono portato ad essere ottimista, ma purtroppo ritengo che nei prossimi anni proseguirà una crisi di sistema per diverse produzioni, sino a che una sofferta selezione naturale lascerà spazio a chi saprà essere resiliente.
Paolo Gerevini

Paolo Gerevini / direttore generale Melinda

I freni allo sviluppo. Nonostante l’ultima stagione per noi sia stata eccellente, guardando avanti, dovremo far sì che il settore possa sganciarsi dalle consuete logiche che prevedono un calo dei prezzi quando aumentano le produzioni in modo da dare valore ai nostri prodotti per quel che sono e per la qualità che esprimono.
Le opportunità da cogliere. Il futuro a nostro avviso sta nella valorizzazione della gamma varietale, sia classica che nuova, in grado di incontrare differenti preferenze di consumo e di gusto. Altra frontiera è quella dei prodotti trasformati, dove c’è un ampio spazio di sviluppo.
Prospettive da qui a 5 anni. La recente crisi ha modificato moltissimi comportamenti, anche di acquisto, ma la frutta ha capitalizzato i propri valori. In prospettiva sopravvivrà chi saprà investire su nuove varietà, pack sostenibili ed innovazione. La forza di Melinda, di fronte al mercato mondiale, rimarrà la qualità delle proprie mele e il proprio modello organizzativo.
Lauro Guidi

Lauro Guidi / presidente Agribologna

I freni allo sviluppo. Nel settore primario la produzione agricola registra una frammentazione fondiaria importante, che porta ad avere aziende di piccole dimensioni. Conseguentemente, l’innovazione tecnologica e varietale fatica a diventare un fattore importante nei programmi di sviluppo delle aziende stesse. Tutto questo comporta un aumento del divario con i Paesi che hanno aziende di dimensioni più grandi.
Le opportunità da cogliere. Le opportunità sono tante ma sono condizionate da elementi interni al settore e alla volontà di cambiare. Mancano le politiche a sostegno dell’aggregazione fondiaria; all’interno della filiera i costi della catena del valore non sono del tutto trasparenti. La loro chiarezza, dalla produzione fino alla vendita ai grossisti, GDO o ad altri, consentirebbe di salvaguardare il reddito nel settore primario, così da favorire altresì l’aggregazione commerciale del settore. Nei prossimi anni saranno disponibili importanti risorse finanziarie, che se raccolte con capacità progettuale, potranno finanziare l’applicazione di nuove tecnologie, che consentirebbero di contenere i costi di produzione e, contestualmente, ridurre gli impatti ambientali creando così innovazione per tutto il settore.
Prospettive da qui a 5 anni. Il bacino del Mediterraneo è una delle più grandi aree di produzione di prodotti ortofrutticoli a livello internazionale. La forte eterogeneità nelle modalità e nei costi di produzione la rende una delle zone con concorrenze anche sleali. A questo fa da contrappunto un sistema distributivo che sempre più si sta livellando perché segue l’andamento dei redditi dei consumatori continentali. Pertanto, nei prossimi anni, oltre a fare il salto di qualità descritto nel punto precedente, dovremo concentrarci ancor di più nella segmentazione dell’offerta in funzione di una domanda sempre più articolata. Il settore ortofrutticolo dovrà essere in grado di comunicare il valore essenziale e salutistico del bene, rompendo quel vissuto che si è creato nel settore che è la banalizzazione del prodotto.
Luigi Mazzoni

Luigi Mazzoni / amministratore delegato Mazzoni Group

I freni allo sviluppo. Piccole dimensioni delle aziende (produttive e commerciali), carenze nelle infrastrutture ed eccessiva onerosità dei fattori produttivi rispetto ai Paesi competitori. Elevate qualità organolettiche e salubrità, che hanno sempre contraddistinto le nostre produzioni, da sole non sono sufficienti a garantire il mantenimento di vantaggi competitivi al nostro sistema. Si aggiungono gravi problemi fitosanitari, che stanno flagellando alcune produzioni in cui l’Italia rappresenta un’eccellenza (cimice asiatica, maculatura per le pere, moria del kiwi).
Le opportunità da cogliere. Miglioramento genetico e nuove varietà: le produzioni italiane non possono competere sui costi e su produzioni di massa, ma devono rivolgersi a segmenti in grado di valorizzare la qualità. Numerosi casi di successo negli ultimi anni hanno dimostrato che i consumatori sono disponibili a riconoscere un adeguato valore a prodotti innovativi, in grado di unire caratteristiche organolettiche, contenuto di servizio e un’adeguata comunicazione.
Prospettive da qui a 5 anni. Difficile fare previsioni nel medio termine. Alcuni segmenti (ad esempio quello delle mele) sono caratterizzati da un’elevata innovazione varietale, forte integrazione tra produzione e commercializzazione e, in qualche caso, da un elevato grado di aggregazione, e complessivamente sono in grado di affrontare le sfide dei mercati con sicurezza; altri comparti invece soffrono una certa arretratezza in tutti e tre gli aspetti, e certo dovranno adeguarsi rapidamente perché le crisi di mercato degli ultimi anni non diventino strutturali.
Raffaella Orsero

Raffaella Orsero / CEO di Orsero SpA

I freni allo sviluppo. Il freno più grande allo sviluppo del settore è rappresentato dall’incapacità di fare sistema e questo causa frammentazione della produzione e forte individualismo di tutti gli operatori del comparto.
Le opportunità da cogliere. L’opportunità è l’aggregazione. In Spagna ci sono fondi di investimento utilizzati con il fine di creare dei big player del settore in grado di competere a livello internazionale sia per offerta di prodotto sia per capacità di investire in innovazione.
Prospettive da qui a 5 anni. Soltanto comprendendo i punti sopracitati si potrà evitare di perdere ancora peso, ovviamente sono escluse le eccellenze di cui il nostro Paese è ricco in tutti i campi.
Marco Rivoira

Marco Rivoira / CEO del Gruppo Rivoira

I freni allo sviluppo. In primo luogo, la mancanza di accordi commerciali verso Paesi extra UE, dopodiché l’eccessiva pressione promozionale della GDO; aggiungerei la scarsa propensione alla ricerca della qualità organolettica del prodotto. È necessario rendere il produttore protagonista, partecipe e giustamente retribuito.
Le opportunità da cogliere. Aggregare l’offerta ed investire in innovazione varietale. Questo permetterà di concentrarsi finalmente sul consumatore, per garantirgli un’esperienza a livello organolettico che identifichi e fidelizzi il prodotto di qualità.
Prospettive da qui a 5 anni. Le prospettive a medio termine sono incerte, ma se il settore saprà agire compatto sui vari temi e sulle diverse problematiche sarà in grado di essere competitivo. Servirebbe finalmente un grande appoggio istituzionale per snellire la burocrazia per aprire nuovi mercati e dare soluzione alle aziende e ai produttori in modo tempestivo ed innovativo. Per troppo tempo l’agricoltura è stata dimenticata dai nostri governanti, che, soltanto grazie alla pandemia, si sono resi conto che il settore ortofrutticolo è un settore trainante, e strategico per il Paese.

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