PERE, PERSO OLTRE UN TERZO DELLE SUPERFICI IN 12 ANNI, “INNOVAZIONE AL CENTRO DELLA RIPARTENZA”

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di Cristina Latessa

E’ una crisi che viene da lontano quella della pericoltura, aggravata pesantemente quest’anno dal clima avverso e, soprattutto, dall’alluvione in Emilia Romagna, che si distingue come il “regno” delle pere. Se nel 2023 la produzione ha registrato un crollo del 75%, in scia ai danni del gelo e alluvione, il calo delle superfici italiane registra infatti invece una dinamica più strutturale, con una contrazione del 35% dal 2011 al 2023, e circa 15.000 ettari perduti.

E’ questo lo scenario delineato da Alleanza Cooperative Agroalimentari nel corso dell’ evento “Non una pera in meno – come rilanciare una filiera strategica del Made in Italy”, organizzato presso il Ministero delle sovranità alimentare, agricoltura e foreste, alla presenza del sottosegretario Patrizio La Pietra, per fare il punto sulla crisi del mercato delle pere con il supporto delle indagini Nomisma.

 

Dodici anni fa in Italia – è emerso dal rapporto Nomisma – si producevano 926.000 tonnellate, mentre quest’anno la produzione si è fermata, per via di eventi atmosferici avversi, a 180.000 tonnellate, ovvero il 75% in meno rispetto ai volumi prodotti nel 2018. La crisi è concentrata in particolare nelle regioni del nord, principale bacino produttivo del pero in Italia. Le regioni Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia, che detengono il 74% delle superfici di pero, hanno registrato tutte un netto calo di ettari coltivati, con la sola eccezione del Piemonte.

 

Vernocchi (Alleanza Cooperative): “Risorse insufficienti”

“Se negli anni addietro i nostri problemi erano il mercato e l’apertura di nuovi sbocchi commerciali, quest’anno purtroppo non siamo proprio riusciti a produrre”, ha spiegato Davide Vernocchi, coordinatore Ortofrutta di Alleanza cooperative.

“I 10 milioni stanziati dal ministro Lollobrigida – ha continuato Vernocchi – sono assolutamente insufficienti. Sulla base delle nostre stime, l’indennizzo per ogni produttore sarebbe pari a meno di 1.000 euro per ettaro, una cifra che non coprirebbe neanche il forte incremento dei costi di produzione, che quest’anno è stato di circa 5.000 euro per ettaro. Oggi coltivare un ettaro di pero costa più di 20mila euro. Oggi abbiamo chiesto al Ministero di mettere in campo nuovi interventi nel 2024”.

Davide Vernocchi

Cambiamenti climatici e impatto di insetti e parassiti sono stati negli ultimi anni i grandi nemici della pericultura: nel 2019 la cimice asiatica, nel 2021 le gelate tardive, nel 2022 la siccità, per finire nel 2023 con nuove gelate e i danni dell’alluvione.

Al calo della produzione si è aggiunto anche un progressivo calo dei prezzi per via del deterioramento qualitativo. “Le rese produttive – ha osservato Ersilia Di Tullio di Nomisma – sono passate da una media nazionale di 20,6 tonnellate per ettaro del 2022 alle 7,5 di quest’anno”.

La profonda crisi produttiva dell’Italia è ulteriormente complicata da uno scenario mondiale che vede la produzione europea in contrazione (-12,2% dal 2020 al 2022) e una crescita esponenziale di paesi extra-Ue, come l’Argentina (+13,8% negli ultimi due anni). “Il rischio fin troppo evidente – ha commentato il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari Carlo Piccinini – è quello di veder aumentare il ricorso alle importazioni. Nel 2018 la bilancia commerciale era in attivo (+92mila tonnellate), a fine 2022 il saldo tra import ed export è passato in negativo (- 48mila). Mentre le esportazioni di pere hanno avuto un drammatico calo in volume (-62% dal 2018 al 2022), le importazioni da Olanda, Spagna, Argentina, ma anche Cile e Sud Africa, hanno registrato nello stesso periodo un incremento in volume del 70% . “Il caso del pero è emblematico di quello che può accadere ad altri prodotti ortofrutticoli ed agroalimentari – ha osservato ancora il presidente Piccinini – Non appena manca un prodotto in Europa, il vuoto viene automaticamente occupato da produzioni di altri paesi extra-Ue, che hanno standard inferiori, sia in termini di sicurezza che di qualità”.

Adriano Aldrovandi

Le province di Ferrara e di Modena sono le aree più colpite. A Modena manca l’80% delle pere, a Ferrara il 60%. “Le aziende agricole – ha raccontato Adriano Aldovrandi, presidente della Società Consortile UNAPera e del Consorzio Opera – stanno spiantando i loro alberi. La crisi della pericoltura in queste province ha un impatto pesantissimo a livello economico e occupazionale, si sta impoverendo un intero territorio. Senza pere non c’è reddito, viene a mancare occupazione per tutte le figure che ruotano intorno alla coltura, dalla fase agricola a quella del confezionamento”.

Per rilanciare la pericoltura è necessario, secondo Alleanza Cooperative Agroalimentari, introdurre tecniche di coltivazione innovative, scegliendo ad esempio nuovi innesti, oppure adeguare gli impianti esistenti puntando su una difesa attiva attraverso reti anti grandine o contro gli insetti. Ancora, introdurre sistemi di irrigazione che consentano la climatizzazione dei frutteti razionalizzando il consumo di acqua.

“Ma nell’immediato, non possiamo prescindere – ha concluso Vernocchi – da forme di sostegno diretto al reddito delle aziende agricole”.

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Per rilanciare la pericoltura è necessario, secondo Alleanza Cooperative Agroalimentari, introdurre tecniche di coltivazione innovative, scegliendo ad esempio nuovi innesti oppure adeguare gli impianti esistenti puntando su una difesa attiva attraverso reti anti-grandine o contro gli insetti. Ancora, introdurre sistemi di irrigazione che consentano la climatizzazione dei frutteti razionalizzando il consumo di acqua. Ma nell’immediato, non possiamo prescindere – ha concluso Vernocchi, “da forme di sostegno diretto al reddito delle aziende agricole”.

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