RAPPORTO ISMEA-ITALMERCATI: “SERVE UNA RIFORMA DEL SISTEMA”

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La necessità di efficientare la filiera dei mercati agroalimentari all’ingrosso, caratterizzata da eccessiva frammentazione e un numero di strutture – ben 137, sei volte superiore a quelle di Spagna (24) e Francia (26) -, è emersa in tutta la sua urgenza nel convegno “I mercati all’ingrosso nella filiera agroalimentare“, organizzato da Italmercati e Ismea presso la sede del Cnel a Roma.

Il sistema italiano dei mercati all’ingrosso, infatti, come emerso dal rapporto Ismea-Italmercati presentato nell’occasione e illustrato dal direttore generale di Ismea, Maria Chiara Zaganelli, è una realtà molto composita e frammentata dove alla maggior densità di strutture rispetto ai partner europei corrisponde un giro d’affari più contenuto.

“La frammentazione del settore dei mercati all’ingrosso in Italia ha portato molte di queste strutture a perdere rilevanza e strategicità per il Paese e ha fatto perdere la visione d’insieme del settore – ha commentato il presidente di Italmercati, Fabio Massimo Pallottini – La rete di Italmercati nasce proprio dalla sentita esigenza di porre rimedio a tale frammentazione, per fare sistema e lavorare in sinergia con medesime caratteristiche e visione futura”.

“Per uno sviluppo del settore – ha aggiunto Pallottini – è fondamentale infatti che le azioni politiche investano nei mercati all’ingrosso strategici del Paese: la nostra proposta cerca di individuare un numero, magari ridotto, di Mercati strategici che garantiscano un sistema più efficace ed efficiente, non tralasciando i principali requisiti alla base di queste strutture: garantire ai consumatori servizi di tracciabilità e sicurezza alimentare”.

Lollobrigida: “Il sistema dei Mercati va riformato”

A rimarcare l’esigenza di un efficientamento del settore, è intervenuto, in videocollegamento, anche il ministro dell’agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida: “Troppi Mercati – ha detto il ministro – non sono il miglior servizio. Il sistema va riformato perché il numero dei mercati agroalimentari è superiore rispetto a quanto sia necessario per una logistica adeguata e per essere all’altezza rispetto ai principali Paesi competitor”.

Secondo Italmercati, la riforma del sistema dei mercati all’ingrosso si deve sviluppare secondo le seguenti linee guida: servire una Città metropolitana, essere insediati in aree a rilevante vocazione agricola, essere vicini ad interporti, porti, aeroporti, autostrade, rappresentare un unico punto di riferimento regionale, gestire più settori merceologici e avere un piano del cibo operativo. Italmercati avanza anche delle proposte per valorizzare il ruolo degli agromercati: creare un network con cui condividere le politiche di settore, sia a livello regionale che nazionale, che possa accedere a linee di finanziamento che ne garantiscano l’evoluzione; rafforzare il ruolo dei Mercati come operatori della filiera, aumentando coinvolgimento e integrazione nel sistema della Grande Distribuzione Organizzata e la loro collaborazione con le organizzazioni dei produttori; aprire un tavolo di lavoro sulla logistica e potenziare il settore ittico.

Il presidente del Cnel, Renato Brunetta, soffermandosi sul valore del network Italmercati, ha osservato che “chi ha una rete come la vostra, una rete che ha dimostrato di avere un ruolo così strategico per il Paese, ha il dovere di pensare al futuro, assumendo altri compiti e altri ruoli, come quello dell’integrazione con il mondo della Grande Distribuzione, un’integrazione che già c’è ma potrebbe approfondirsi e avvenire ancora meglio, anche coinvolgendo la dimensione finanziaria”.

La proposta: Imsea azionista dei Mercati

Il presidente di Italmercati, Fabio Massimo Pallottini, ha concluso il convegno osservando che “la sfida è divenire noi stessi protagonisti delle politiche di settore” e per questo serve “parlare con una voce sola, solo così potremo ottenere risultati”. Pallottini ha anche lanciato la proposta che Ismea possa divenire azionista di minoranza dei mercati all’ingrosso. Al convegno sono intervenuti anche i i presidenti di Fedagro Confcommercio, Valentino Di Pisa, e i presidenti di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, di Coldiretti, Ettore Prandini, e della Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini. Tutti hanno concordato sul fatto che è necessario razionalizzare il sistema degli agromercati.

“Siamo d’ accordo sulla necessità di collaborazione con gli enti gestore, ognuno mantenendo la propria autonomia ed indipendenza, per realizzare l’armonizzazione e la razionalizzazione del sistema dei Mercati – ha osservato il presidente di Fedagro Confcommercio, Valentino Di Pisa – ma questo è possibile solo con l’intervento dell’autorità nazionale e del governo. Bisogna investire sulla logistica e premiare l’attività dei Mercati attraverso un riposizionamento dei mercati meno strategici. Noi come operatori ci siamo ma tutto questo può avvenire con la presenza degli imprenditori grossisti come parte attiva negli enti gestori, procediamo insieme come due facce della stessa medaglia su tutto il territorio”.

“Bisogna riformare i sistema dei Mercati per istituire un modello più vicino alle esigenze delle imprese”, ha osservato il presidente di Confagri, Massimiliano Giansanti, mentre il presidente della Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini ha rilevato come il mondo agricolo e il mondo agromercati siano accomunati “dalla sfida comune di superare la frammentazione”. Una sfida che, comunque, “da sola non risolve i problemi”, ha sottolineato il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, perché “deve essere accompagnata da un investimento di carattere strategico sul sistema infrastrutturale”.

A questo proposito, lo studio Ismea ha evidenziato che un asset strategico delle strutture aderenti a Italmercati (22 strutture in 14 regioni italiane, per un giro d’affari di 115 milioni di euro, un valore che raggiunge 11 miliardi di euro se si considerano anche le attività delle 4.000 realtà economiche operative nei mercati, ndr) è proprio la loro ubicazione rispetto agli snodi logistici: tutte operano, infatti, nelle immediate vicinanze di uno svincolo autostradale, oltre la metà nei pressi di un aeroporto, il 50% vicino a uno scalo merci ferroviario, quasi un quinto in prossimità di un porto commerciale. Una collocazione favorevole anche rispetto alle produzioni commercializzate, con molte strutture che operano all’interno di distretti agroalimentari o di areali di produzione di qualità riconosciuta (a marchio Dop-Igp), a riprova dello stretto legame con le imprese del settore primario.
L’origine del prodotto che transita da questi hub commerciali – rileva ancora il rapporto Ismea-Italmercati – è prevalentemente nazionale, con una quota rilevante di produzioni locali, provenienti cioè da una distanza massima di 100 km, ad eccezione delle carni, costituite per lo più da prodotti d’importazione. Più in dettaglio, le merci locali sono oltre la metà dei prodotti florovivaistici, un terzo degli orticoli e degli ittici, un quinto della frutta. Queste realtà, accanto alle attività strettamente connesse al core business, contribuiscono anche alla produzione di energia rinnovabile, con il 60% delle strutture che ha investito in questo settore con l’installazione di impianti in parte finanziati dal Pnrr. La previsione è di arrivare, entro il 2026, a una quota di energia autoprodotta pari a quasi la metà del fabbisogno. La sostenibilità è ulteriormente rafforzata dal comune impegno nella lotta agli sprechi, attraverso il recupero di prodotti invenduti, donazioni a enti caritatevoli e vendita diretta ai cittadini
Tra i clienti dei Mercati, la quota più consistente è rappresentata dai dettaglianti del circuito tradizionale (37%), seguiti dai retailer della distribuzione moderna (18%) e dei mercati rionali (17%). Rilevante anche la partecipazione di intermediari ed esportatori nazionali (11%) ed esteri (7%) e operatori del canale Horeca (6%), in particolare ristoratori, questi ultimi in crescita insieme a quelli della distribuzione moderna.

Cristina Latessa

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