La tempesta che si è abbattuta ieri sera sul territorio padovano ha aggravato la situazione già compromessa dalle forti piogge del giorno precedente, allagando i terreni agricoli e causando danni irreversibili soprattutto ai cereali, da poco seminati.
Allettamento del mais, piegato in due da acqua e vento, e danni su frumento e seminati di soia sono stati segnalati stamattina da parecchie aziende agricole agli uffici di Confagricoltura Padova, con particolare riferimento ai territori di Montagnana, Urbana, Merlara, Casale di Scodosia, Borgo Veneto e Megliadino San Vitale. Situazione molto pesante a Rustega di Camposampiero, dove il Muson è esondato.
“Il quadro è ancora più grave rispetto all’alluvione del 2014 – dice preoccupato Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova -, perché andremo ben oltre i 10.000 ettari di campi allagati di dieci anni fa. L’acqua del Fratta, già ieri al limite della soglia, ha continuato a salire nella notte scorsa a causa della rottura degli argini del Guà, arrivando ora a 2,25 metri. Un livello molto alto, che ci fa temere per la tenuta degli argini. Il Fratta deve scendere sotto 1,85 metri perché le pompe ricomincino a funzionare, ma qualsiasi soluzione si trovi la situazione rimane altamente critica, perché la settimana prossima sono previste altre piogge e ci vorranno giorni e giorni per prosciugare i terreni”.
I danni, intanto, sono già ingentissimi per le aziende agricole. “Il mais e la soia, da poco seminati, subiranno un’alta moria delle piantine per asfissia. Molti ettari di frumento e orzo hanno subito l’allettamento, con le piante ripiegate fino a terra per azione delle piogge e del vento, con problemi di ordine fitosanitario e di difficoltà nella raccolta, oltre che di qualità. La somma è disastrosa e, di fatto, tutti i problemi legati ai cambiamenti climatici li pagano sempre gli agricoltori. Avevamo presentato due progetti esecutivi di derivazione idraulica, con la regia del Consorzio Adige Euganeo, mirati a sversare l’acqua del Fratta nell’Adige. Ma tutto è fermo. Non possiamo permetterci più rinvii e tentennamenti: bisogna agire in fretta se vogliamo salvare l’agricoltura e l’economia di questo territorio, anche creando nuovi bacini per la raccolta dell’acqua. Ormai sappiamo che gli eventi meteo sono sempre più violenti e disastrosi: dobbiamo mettere in atto ogni mezzo per difenderci”.