PERA, CHIUSO IL CONGRESSO MONDIALE DI LERIDA: “PROGRAMMAZIONE E PROMOZIONE”

Si è concluso il quinto Congresso mondiale della pera, organizzato da AREFLH l’Associazione delle Regioni Ortofrutticole Europee e da Afrucat l’Associazione delle imprese ortofrutticole di Catalonia; la due giorni ha coinvolto circa 200 fra produttori, tecnici, ed addetti alla commercializzazione delle organizzazioni dei produttori e delle imprese private. Numerosi gli spunti emersi.

I partecipanti provenenivano dai principali Paesi produttori come Italia, Spagna, Francia, Belgio, Argentina e Sud Africa. Luciano Trentini Vice Presidente di AREFLH e Responsabile delle Relazioni esterne ed Europee di CSO  insieme a Manel Simon Direttore Generale di Afrucat ed alle Autorità della Regione Catalogna e della Provincia di Lerida hanno inaugurato l’importante appuntamento tornato in Spagna dopo 5 anni; nel 2007 vi si tenne la prima edizione.

 

Numerosi i temi trattati, in particolare nella prima giornata; dopo alcune visite ad importanti imprese produttrici di Blanquilla e Conference sono stati analizzati  gli aspetti innovativi legati alle tematiche ambientali, sia della fase produttiva, che del post raccolta. Per l’Italia Marco Cestaro della Regione Emilia-Romagna ha portato la sua esperienza in merito a quanto la Regione mette in atto per la produzione ortofrutticola a basso impatto ambientale con una visione rispetto al futuro della Politica Agricola Comune che pone sempre più come prioritaria l’attenzione all’ambiente. Paolo Bertolini dell’Università di Bologna ha illustrato le ricerche ed i risultati ottenuti nella conservazione delle pere dopo il divieto dell’uso dell’etossichina.

 

Dopo la presentazione dei dati sui costi di produzione effettuati da CSO, quest’anno si è voluto meglio conoscere l’andamento dei costi in Sud Africa ed in Argentina, due paesi che guardano con estremo interesse  al mercato europeo.

 

Nella seconda giornata  sono stati analizzati i risultati negativi della campagna 2011 annata con buone produzioni in tutti i paesi europei ed in particolare in Italia dove la produzione ha toccato le 915.000 tonnellate sancendo così la massima produzione in assoluto di pere degli ultimi 10 anni. I risultati economici sono stati negativi  in molti  paesi con prezzi pagati agli agricoltori, al di sotto del costo di produzione.

 

Le prime stime  presentate per la prossima campagna produttiva, per le varietà precoci, indicano una riduzione della produzione, causata da andamenti climatici avversi.  Non si possono ancora fare, invece  ipotesi produttive per le varietà medio-tardive e tardive anche se cascole importanti lasciano presagire, in generale, una riduzione della produzione a livello europeo.

 

Tenuto conto che i consumi di pere flettono, si rafforza il fatto che l’Europa deve continuare ad esportare se si vogliono  mantenere gli attuali investimenti  produttivi e per non dovere gestire situazioni di crisi di mercato.  Invece le   barriere sanitarie  poste in  atto da paesi importatori, di fatto impediscono la libera circolazione delle nostre pere nel mondo. E’ quanto è stato evidenziato da Simona Rubbi del CSO che ha presentato  la situazione generale  per l’apertura dei nuovi mercati, riferendo, ad esempio, come la trattativa con gli Stati  Uniti stia diventando estenuante ed al momento non si intravedano  soluzioni in tempi brevi per portare sulla tavole dei consumatori americani le pere europee e soprattutto quelle italiane, che sembrano essere particolarmente gradite.

 

Sulla situazione della gestione delle crisi Luciano Trentini ha illustrato ai presenti come l’AREFLH, da tempo, sia impegnata a difendere a Bruxelles  i meccanismi di sostegno oggi in atto a favore dell’ortofrutta  ma anche a cercare soluzioni  ai problemi determinati dalle difficoltà di mercato e di sovrapproduzione .

"Serve una politica di promozione attiva per rilanciare i consumi che in Europa – ha detto Trentini – tendono a ridursi, 5,1 kg pro-capite nel triennio 2009.2011. In Italia sono state consumate 365.000 tonnellate nella campagna 2010/11 contro le 455.000 quelle del 2000/01. E’ necessario aprire un dialogo più proficuo con i consumatori che debbono essere maggiormente informati sulle caratteristiche nutrizionali di questo frutto a basso contenuto calorico e ricco di sali minerali".

 

 

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