CILIEGIE, L’APPELLO DI GIULIANO: “NON FACCIAMOCI MALE DA SOLI”

Non facciamoci male da soli. Serve fare squadra, non creare divisioni e attaccare comparti come la grande distribuzione. È una follia pura”.

L’appello è di Nicola Giuliano (nella foto), titolare della Giuliano Puglia Fruit, in merito alle recenti eclatanti proteste di alcuni produttori di ciliegie nel Barese, che avevano gettato in strada il prodotto e affisso manifesti funebri per le ciliegie Ferrovia a causa dei prezzi troppo bassi (leggi news). O gli squilibri di mercato denunciati da associazioni di categoria che lamentano gli aumenti di proezzo dalla produzione agli scaffali dei supermercati (leggi news).

Gettare benzina sul fuoco, come hanno fatto nei giorni scorsi certi fomentatori, è controproducente. In questo modo perdiamo tutti. Se ne avvantaggiano solo i concorrenti esteri”, aggiunge l’imprenditore pugliese, tra l’altro vice presidente di APEO, l’associazione dei produttori ed esportatori pugliesi. “La grande distribuzione andrebbe solo ringraziata, visto che valorizza il prodotto italiano, così come il consumatore che la sceglie. Questa partita dobbiamo giocarla tutti insieme, senza divisioni lungo la filiera. Siamo tutti sulla stessa barca. Gli individualismi fanno male al settore”.

“Non c’è nessuna crisi delle ciliegie”

Giuliano poi precisa come la stagione delle ciliegie pugliesi sia positiva:Non c’è assolutamente la crisi che qualcuno sta tentando di sbandierare. Chi ha merce con calibri buoni (da 24 a 28 millimetri in su) riesce a spuntare prezzi come gli altri anni. Con il vantaggio di avere raccolti con il doppio dei volumi dello scorso anno” i problemi li hanno gli agricoltori non strutturati e chi ha solo frutta piccola”.

Il problema dei calibri piccoli

Secondo il titolare della Giuliano Puglia Fruit il vero problema di questa stagione infatti è il calibro delle ciliegie: “Quest’anno abbiamo tanti calibri piccoli, ma non esistono problemi di qualità organolettica, né di quantità, che sono il doppio rispetto alle media degli ultimi anni. Il prodotto con calibro piccolo va nei discount esteri, dove non riusciamo a competere con le produzioni estere (come Grecia, Turchia e Romania), più aggressive commercialmente grazie a costi di produzione nettamente inferiori”.

In merito ai calibri Giuliano fornisce anche alcuni dati: il 40% della merce è sotto al calibro 22, il 20% è compresa tra il 22 e il 24, il 30% dal 24 al 26, il 10% dal 26 al 28. “Negli altri anni, invece, le proporzioni erano nettamente differenti: la fascia 26-28 millimetri rappresentava il 40%, seguita dal 22-24 con i 20% e dalle pezzature sotto al 22 con il 10%. Il restante 30% era per le ciliegie premium da 28 mm in su.

Per quanto riguarda la varietà Ferrovia, non è previsto alcun funerale, ma solo il riscontro che i calibri sono inferiori alla media per una serie di motivi: “La Ferrovia è una varietà che si autoseleziona”, precisa Giuliano. “Il freddo di aprile non ha creato la tipica cascola. Molte partite (il 70%) sono cariche, con calibri piccoli, con prevalenza tra 22 e 24, mentre gli altri anni si viaggiava sui 26-28. Se si paragonano i prezzi di quest’anno con i chili che si stanno raccogliendo, questa si sta dimostrando una buona annata. Certo, chi non ha qualità e pezzature piccole, ha prodotto da industria con prezzi bassi”.

Giuliano prosegue con le osservazioni dando uno sguardo ai mercati esteri e inglese in particolare, domandandosi, retoricamente: “Come mai nel Regno Unito non c’è più un cestino di ciliegie italiane? Venti, trent’anni fa venivano inviati 50 camion alla settimana. Oggi nemmeno uno. Abbiamo perso un intero mercato perché non siamo riusciti ad adeguarci al mercato. E con i prodotti di massa noi perdiamo, a meno che non intervenga lo Stato con aiuti concreti”, che finora però non ci sono quasi mai stati. “Dobbiamo puntare sulla qualità, sui prodotti premium per distinguerci all’estero ed essere vincenti”.

“Andare avanti senza divisioni”

“Quindi dobbiamo andare avanti uniti, senza divisioni – ribadisce l’imprenditore barese – magari puntando sull’aggregazione. Ma dobbiamo abbandonare gli individualismi. Nella nostra Op, per esempio, abbiamo invitato diversi produttori, ma più di qualcuno non vuole aderire. Ma da soli, senza massa critica e senza qualità – quella del prodotto ma anche quella delle persone e del sistema organizzativo che ci sta alle spalle – non si va da nessuna parte”.

Emanuele Zanini

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