GIANSANTI: “CASSINTEGRATI E DISOCCUPATI PER I RACCOLTI. LA GDO FACCIA DI PIÙ PER IL PRODOTTO ITALIANO”

Presidente Giansanti, ai tempi del Coronavirus sull’ortofrutta si addensano sempre più emergenze. Partiamo dalla prima: la manodopera che non si trova alla vigilia delle grandi campagne di raccolta. Senza manodopera non c’è prodotto. Che dice Confagricoltura?

“Noi per primi – risponde il presidente Massimiliano Giansanti – abbiamo proposto alle ministre delle Politiche agricole e del Lavoro di facilitare il ricorso alla manodopera, dando da un lato la possibilità solo per questa fase emergenziale di impiegare persone che hanno perso il lavoro – cassintegrati o fruitori del reddito di cittadinanza – senza far perdere loro tali diritti acquisiti, garantendo condizioni sanitarie ottimali e l’inquadramento nell’ambito del contratto collettivo nazionale; dall’altro abbiamo proposto di poter utilizzare in campagna le persone che si trovano momentaneamente inoccupate a causa del blocco di molte attività produttive, individuando velocemente un percorso comune, all’interno dello stesso CCNL, volto a dare garanzie a tutti.

Confagricoltura, inoltre, prima tra le associazioni imprenditoriali agricole, si è attivata per fare incontrare domanda e offerta di lavoro attraverso AgriJob, la piattaforma on line che facilita l’incontro tra aziende agricole e lavoratori

L’export di ortofrutta prima o poi dovrà ripartire… già era in difficoltà prima (il 2019 mezzo disastro) adesso poi con i principali mercati europei e extra-Ue bloccati, non ne parliamo. Se non riparte l’export, rischiamo di ritrovarci con una produzione 2-3 eccedentaria rispetto ai consumi interni. Che si fa? Da più parti si cominciano a chiedere ritiri straordinari di prodotto…

L’export è un aspetto cruciale: il nostro Paese si è sempre contraddistinto per un’innata vocazione all’esportazione, pertanto sono convinto che l’attuale situazione emergenziale che stiamo vivendo ha soltanto rallentato il processo e che quanto prima le nostre imprese potranno tornare ad essere protagoniste sui mercati internazionali puntando sull’eccellenza e la qualità indiscussa e riconosciuta dei nostri prodotti.

Di certo alcuni comparti potranno soffrire maggiormente rispetto ad altri, e in questo senso la possibilità di ricorrere ad eventuali forme di ritiro straordinario potrebbe indubbiamente essere di supporto per le imprese, ma questo genere di interventi – che noi stessi come Confagricoltura abbiamo richiesto alla Commissione di mettere in campo quanto prima – devono essere pensati e percepiti come misure temporanee e di emergenza, e non certo come vie alternative al recupero delle nostre posizioni commerciali sui mercati esteri, che rimane l’unica via da perseguire con determinazione.

Emergenza gelate e cimice. La cimice è un problema del 2019 e i soldi per i danni non si sono ancora visti, per le gelate il danno è sul 2020. Che si fa?

“Calamità naturali e fitosanitarie sono purtroppo minacce costanti che mettono in evidenza l’estrema vulnerabilità del settore e purtroppo anche l’inadeguatezza degli strumenti di contrasto oggi disponibili: per i danni causati dalla cimice asiatica, nel 2019 abbiamo sì apprezzato il varo dei recenti provvedimenti comunitari, ma in tutta sincerità ci attendevamo interventi di ben diversa portata e coraggio. Sul piano nazionale il dilatarsi dei tempi per l’accesso agli indennizzi compensativi ci mette chiaramente in allarme e stiamo costantemente monitorando e sollecitando il rapido varo del decreto che consenta la presentazione delle domande, auspicando una gestione flessibile di scadenze e termini che mal si concilierebbero con questa fase di estrema restrizione degli spostamenti. L’esperienza di questi ultimi anni, se mai ve ne fosse stato bisogno, mette tuttavia in luce che le classiche misure compensative ex-post non possono essere una risposta efficace, né tempestiva, alle esigenze delle imprese che subiscono danni da calamità, rendendo non oltre differibile una profonda riflessione sul funzionamento del Fondo di Solidarietà Nazionale.

Allo stesso tempo, ciò che emerge è l’urgenza di orientare con determinazione le politiche di sostegno per il settore oggi disponibili – sviluppo rurale e OCM innanzitutto – per agevolare le imprese nell’introduzione di strumenti di difesa attiva dalle calamità, a partire dalle coperture antigrandine, antibrina e delle protezioni antinsetto, oltre che un potenziamento degli strumenti assicurativi.

Soldi del DL Liquidità alle imprese: la Bellanova dice che arriveranno anche alle imprese agricole. Lei è tranquillo?

“Innanzitutto esprimiamo apprezzamento per le parole di rassicurazione della ministra Bellanova. Certamente la reale efficacia delle misure dipenderà dalla semplificazione burocratica e dai tempi di erogazione. Occorre agire urgentemente anche per tutti i pagamenti in sospeso della Pubblica Amministrazione verso le imprese, a partire dalla PAC e dal PSR. La burocrazia rischia di diventare un ostacolo ancora maggiore in un momento in cui, al contrario, abbiamo assoluta necessità di semplificazione per favorire la ripresa”.

Consumi interni di ortofrutta: da anni arrancano. Non si potrebbe fare di più? Forse si dovrà fare di più…

“La pandemia Coronavirus deve segnare il punto di svolta per riorganizzare la filiera ortofrutticola italiana e migliorare la sua generale tenuta sui mercati. Pensiamo che siano necessari più interventi. Da un lato occorre incentivare e migliorare la promozione per stimolare i consumi interni. Recentemente, ad esempio, come Confagricoltura abbiamo sostenuto la richiesta di poter anticipare già ai primi di aprile la campagna di promozione per la fragola, che in un mese ha perso il 15,5% del valore del prezzo all’origine nei due principali distretti produttivi, in Basilicata e in Campania.

Le difficoltà attuali nelle esportazioni e la chiusura delle mense e dei ristoranti stanno causando gravi problemi al comparto, che ha costi di produzione costanti. Servono quindi operazioni ulteriori, che vadano a incidere sul consumatore finale, migliorando la sua sensibilità rispetto alla qualità delle nostre produzioni, indispensabili alleati della dieta mediterranea. Anche la GDO può fare la propria parte, sostenendo maggiormente il prodotto italiano in questo periodo di generale difficoltà economica per le nostre imprese”.

Come Corriere Ortofrutticolo abbiamo sollevato recentemente il tema dell’efficienza delle OP, delle loro dimensioni. Tutti  chiedono, auspicano, sollecitano più aggregazione: il 50% attuale non basta per mettere il settore al riparo da cicliche crisi strutturali e di mercato. Bisogna crescere ma come? Altrove funziona l’Interprofessione, ma da noi non è mai decollata…       

Confagricoltura storicamente ha sempre sostenuto il rafforzamento del sistema aggregato nel settore ortofrutticolo e oggi, come in passato, crede nell’aggregazione e nel suo strumento attuativo, ovvero le OP quali imprese che svolgono un ruolo essenziale nel corretto funzionamento del mercato e che si avvantaggerebbero maggiormente con un sistema normativo più snello e più aderente al mutevole contesto in cui operano (cambiamenti climatici, nuove fitopatie, etc..). Per questo riteniamo che innalzare ulteriormente il numero dei soci come requisito per il riconoscimento della OP imponendo per decreto assetti organizzativi che non nascono dalle scelte dei produttori, non favorisca di per sé una migliore qualità dell’aggregazione. Confagricoltura quindi ritiene che se viene salvaguardato il principio fissato dal regolamento, vale a dire che l’OP nasce per iniziativa dei produttori e indirizza correttamente le proprie azioni verso obiettivi chiari, verrà premiata dal mercato a prescindere dalla dimensione più o meno ampia della propria base associativa. Quel che conta è la dimensione economica e la capacità competitiva della “impresa aggregata OP”, che non deve essere subordinata al rispetto di parametri. E’ un cambiamento di passo che chiediamo alle istituzioni.

L’Interprofessione?

“Confagricoltura è in Ortofrutta Italia e ritiene che la composizione dell’OI ortofrutticola sia la composizione con le giuste rappresentanze. L’OI è un ottimo strumento con delle notevoli potenzialità, ma serve crederci un po’ di più e avere un po’ più di coraggio per operare scelte più concrete e vicine a ciò che il mercato e le imprese richiedono”.

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

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